Marche, arrivano 8,5 milioni dal Pnrr contro la dispersione scolastica. Ecco dove andranno

Marche, arrivano 8,5 milioni dal Pnrr contro la dispersione scolastica. Ecco dove andranno
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ANCONA - Il dualismo s’insinua tra i banchi. Alla scuola delle eccellenze individuali si contrappone quella dei diritti uguali per tutti. Mentre il neo governo di Giorgia Meloni esalta il fattore-rendimento, potenzia il ministero dell’Istruzione piazzandoci la nuova definizione “del merito”, il Pnrr mette sul piatto 1,5 miliardi di euro contro la dispersione e le povertà educative. Per superare i divari territoriali e migliorare i risultati negli apprendimenti, alle Marche arriveranno 8,5 milioni, stanziati per 68 istituti della regione. Una strategia che andrà avanti fino al 2026, i tempi dettati per legge dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

 

Quel tesoretto servirà a finanziare progetti in secondarie di primo e di secondo grado con studentesse e studenti nella fascia d’età tra i 12 e i 18 anni. Sono risorse che andranno direttamente alle istituzioni scolastiche, sulla base di precisi indicatori relativi alla dispersione e al contesto socio-economico. Convertendo le cifre in azioni, sarà un mettere al centro i più fragili; un prendere per mano le ragazze e i ragazzi che hanno difficoltà nel proseguire il loro percorso di studi. Sarà, soprattutto, essere al fianco di presidi e prof. 


I numeri 


Contro una scuola che aggrava le ingiustizie sociali e vorrebbe esaltare la preminenza dei singoli è da sempre impegnata Paola Martano. «Nella nostra regione il dato della dispersione è in calo dal 2018: allora era al 13,8%, dieci anni prima al 20,8%». La prof, che è segretaria regionale dello Snals Confsal, traccia la curva di una tendenza che migliora. «Nel 2021 - rammenta – la percentuale si è assestata sul 9%». 


La croce


A seguire la liturgia della comparazione e affidandosi ai calcoli dell’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, nel 2021 il 12,7% degli italiani, tra i 18 e i 24 anni, ha abbandonato precocemente la scuola, fermandosi alla licenza media. Una croce, considerata la media europea del 9,7% e il fatto che il Bel Paese si trova agli ultimi posti della classifica. La narrazione è il consueto elenco di opportunità negate con le differenze legate al territorio, all’ambiente sociale di origine, al genere e alla cittadinanza. La linea di demarcazione talvolta è incisa, con la logica dello svantaggio, nel limbo del passaggio tra medie e superiori. «In quel punto esatto gli abbandoni, sempre nel 2018, erano al 2%, in linea con la media nazionale».


La scelta

C’è una sponda che argina la fuga dalle classi, per la Martano: «Spesso i ragazzi che frequentano i licei prima di compiere una scelta drastica, definitiva, tentano con gli istituti tecnici o professionali». L’osservazione suggerisce la contromossa: «È fondamentale potenziare la filiera di quelle scuole pratiche-specialistiche». 


Arriva all’ultimo gradino dissestato: «Per l’8,7% dei nostri giovani tra i 18 e i 24 anni non si compie l’esodo dalle superiori all’università». L’inevitabile effetto collaterale: la dispersione scolastica è direttamente collegata con i Neet, Not in education, employment or training, ovvero coloro che tra i 15 e i 29 anni non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. È un vuoto a perdere che riguarda, secondo l’Istat del 2021, il 24% degli italiani: colpisce di più le donne, i disabili, chi ha un background migratorio, proviene da situazioni familiari svantaggiate o vive in aree remote. L’antagonismo tra merito e diritti. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico