Marche, arrivano 8,5 milioni dal Pnrr contro la dispersione scolastica. Ecco dove andranno

Marche, arrivano 8,5 milioni dal Pnrr contro la dispersione scolastica. Ecco dove andranno
Marche, arrivano 8,5 milioni dal Pnrr contro la dispersione scolastica. Ecco dove andranno
di Maria Cristina Benedetti
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Lunedì 7 Novembre 2022, 03:10

ANCONA - Il dualismo s’insinua tra i banchi. Alla scuola delle eccellenze individuali si contrappone quella dei diritti uguali per tutti. Mentre il neo governo di Giorgia Meloni esalta il fattore-rendimento, potenzia il ministero dell’Istruzione piazzandoci la nuova definizione “del merito”, il Pnrr mette sul piatto 1,5 miliardi di euro contro la dispersione e le povertà educative. Per superare i divari territoriali e migliorare i risultati negli apprendimenti, alle Marche arriveranno 8,5 milioni, stanziati per 68 istituti della regione. Una strategia che andrà avanti fino al 2026, i tempi dettati per legge dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Quel tesoretto servirà a finanziare progetti in secondarie di primo e di secondo grado con studentesse e studenti nella fascia d’età tra i 12 e i 18 anni.

Sono risorse che andranno direttamente alle istituzioni scolastiche, sulla base di precisi indicatori relativi alla dispersione e al contesto socio-economico. Convertendo le cifre in azioni, sarà un mettere al centro i più fragili; un prendere per mano le ragazze e i ragazzi che hanno difficoltà nel proseguire il loro percorso di studi. Sarà, soprattutto, essere al fianco di presidi e prof. 


I numeri 


Contro una scuola che aggrava le ingiustizie sociali e vorrebbe esaltare la preminenza dei singoli è da sempre impegnata Paola Martano. «Nella nostra regione il dato della dispersione è in calo dal 2018: allora era al 13,8%, dieci anni prima al 20,8%». La prof, che è segretaria regionale dello Snals Confsal, traccia la curva di una tendenza che migliora. «Nel 2021 - rammenta – la percentuale si è assestata sul 9%». 


La croce


A seguire la liturgia della comparazione e affidandosi ai calcoli dell’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, nel 2021 il 12,7% degli italiani, tra i 18 e i 24 anni, ha abbandonato precocemente la scuola, fermandosi alla licenza media. Una croce, considerata la media europea del 9,7% e il fatto che il Bel Paese si trova agli ultimi posti della classifica. La narrazione è il consueto elenco di opportunità negate con le differenze legate al territorio, all’ambiente sociale di origine, al genere e alla cittadinanza. La linea di demarcazione talvolta è incisa, con la logica dello svantaggio, nel limbo del passaggio tra medie e superiori. «In quel punto esatto gli abbandoni, sempre nel 2018, erano al 2%, in linea con la media nazionale».


La scelta

C’è una sponda che argina la fuga dalle classi, per la Martano: «Spesso i ragazzi che frequentano i licei prima di compiere una scelta drastica, definitiva, tentano con gli istituti tecnici o professionali». L’osservazione suggerisce la contromossa: «È fondamentale potenziare la filiera di quelle scuole pratiche-specialistiche». 
Arriva all’ultimo gradino dissestato: «Per l’8,7% dei nostri giovani tra i 18 e i 24 anni non si compie l’esodo dalle superiori all’università». L’inevitabile effetto collaterale: la dispersione scolastica è direttamente collegata con i Neet, Not in education, employment or training, ovvero coloro che tra i 15 e i 29 anni non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. È un vuoto a perdere che riguarda, secondo l’Istat del 2021, il 24% degli italiani: colpisce di più le donne, i disabili, chi ha un background migratorio, proviene da situazioni familiari svantaggiate o vive in aree remote. L’antagonismo tra merito e diritti.

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