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ANCONA - I primi punti interrogativi a cui la procura è chiamata a rispondere: cosa è successo la sera del 15 settembre e come hanno funzionato o meno i sistemi d’allerta per mettere in guardia i cittadini sull’arrivo del maltempo. Questi due fronti hanno portato ieri mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di Ancona e i forestali delle varie stazioni della provincia dorica ad acquisire documenti.
Gli incartamenti sono stati prelevati dagli uffici dei Comuni colpiti dall’alluvione e riguardano principalmente i piani d’emergenza predisposti per il 15 settembre (nel caso ci siano stati) e l’eventuale stato d’allerta diramato per avvisare la popolazione del rischio portato dalla piena (e poi esondazione) del Misa e dei suoi torrenti. Il punto è questo: a un certo punto qualcuno deve aver pur visto il livello del fiume alzarsi spaventosamente. E in quel momento, cosa è stato fatto dal punto di vista preventivo e comunicativo? Chi avrebbe dovuto pensare alla sicurezza dei cittadini?
Le ipotesi di reato
Due, per ora, le ipotesi di reato iscritte dalla procura in quello che, c’è da immaginarselo, sarà il fascicolo di una maxi inchiesta: inondazione colposa e omicidio colposo plurimo, in virtù delle 11 vittime accertate. Due persone, tra cui il piccolo Mattia, risultano dispersi dalla sera del 15. Non ci sono ancora indagati. «In questo momento la nostra priorità - ha detto il procuratore capo di Ancona Monica Garulli - è acquisire le fonti di prova che possono essere d’ausilio alla ricostruzione dei fatti del 15 settembre». Il procuratore ha ribadito, come del resto già ampiamente emerso in questi giorni, l’assenza di una «allerta da parte della Regione nei confronti del Comuni». Quell’allerta meteo mai diramata per il nostro territorio e che sembra aver creato un corto circuito di comunicazione e avvisi. Come sottolineato dal procuratore, oltre all’acquisizione documentale, verranno sentite le persone informate sui fatti. Tra queste i familiari delle vittime, i superstiti, i dipendenti comunali adibiti ai piani d’emergenza e i sindaci stessi. Non sono mancati, ai fini dell’indagine, i sopralluoghi per fotografare lo stato dei fatti, con tanto di sorvolo dell’elicottero dei forestali sui paesi alluvionati. Tutto materiali che, quasi sicuramente, servirà per alimentare una perizia tecnica.
La dinamica idraulica
Oltre al funzionamento dei sistemi di allerta, la procura vuole vederci chiaro anche sulla dinamica idraulica che ha portato alla tragedia, fatta di vittime, feriti ma anche di danni a immobili e aziende.
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Corriere Adriatico