Non ci sono 66 medici, tra le fila del 118 la carenza è cronica. Ieri nelle piazze marchigiane le celebrazioni per i 30 anni del servizio

Il pronto soccorso degli Ospedali Riuniti di Ancona
ANCONA - La cronica carenza di medici del 118 e dell’emergenza-urgenza sta diventando un problema serio, nelle Marche e non solo. Figure tanto essenziali, quanto...

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ANCONA - La cronica carenza di medici del 118 e dell’emergenza-urgenza sta diventando un problema serio, nelle Marche e non solo. Figure tanto essenziali, quanto introvabili, rappresentano la prima linea del fronte nel sistema di risposta sanitario e, dunque, un anello fondamentale senza il quale la catena rischia di spezzarsi. Secondo il report aggiornato dell’Asur, la nostra regione è sotto di 66 medici del 118 rispetto al fabbisogno: possiamo contare su una “pattuglia” di 122 unità, ma ne servirebbero 188 per far funzionare nel migliore dei modi il sistema di risposta. Un buco non trascurabile, ma difficile da sanare perché, al netto dei tetti di spesa, è diventata un’impresa trovarne in Italia.

 

L’area vasta 1 di Pesaro Urbino, tra dipendenti strutturati, convenzionati a tempo indeterminato e convenzionati a tempo determinato, può contare su 31 medici del 118, ma lo standard ne richiederebbe 47, con un saldo negativo di 16.

 
Le aree vaste
La discrepanza è evidente anche nell’area vasta 2 della provincia di Ancona, dove la dotazione si assesta sulle 40 unità, ma il fabbisogno sarebbe di 58 e dunque mancano all’appello 18 unità. Arriviamo poi all’area vasta 3 di Macerata: anche qui il divario tra fabbisogno e realtà attuale è di 18 medici: ne sarebbero necessari 41, a fronte dei 23 che al momento sono distribuiti nelle sette strutture ospedaliere del territorio. Nell’area vasta 4 - tra gli ospedali di Amandola, Fermo/Porto San Giorgio, Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare -, e nell’av5 -, tra gli ospedali di Ascoli, Offida e San Benedetto del Tronto - operano 28 medici del 118, ma ne servirebbero 42, con un delta negativo di 14 unità. Numeri che danno la rappresentazione plastica di un sistema al limite del collasso: molte postazioni medicalizzate, ad esempio, rischiano di saltare per mancanza di medici. Il 118 è stato ieri al centro delle cinque manifestazioni per il trentennale, realizzate in contemporanea nelle piazze delle città capoluogo, dove operatori e volontari hanno effettuato dimostrazioni delle principali manovre di primo soccorso e hanno fornito informazioni sul corretto uso del numero di emergenza. 


Le riforme
Da piazza Cavour ad Ancona, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ha lanciato un appello alle forze politiche - tutte schierate in prima fila all’appuntamento - a collaborare per portare a casa una riforma del settore all’altezza delle necessità: «La riforma della Legge 13, sulla quale si sta aprendo la discussione, porterà di fatto alla fine dell’Asur, con un ritorno alla centralità delle province - ha sottolineato il titolare della delega -. Ma importanti saranno gli atti aziendali, con la rivisitazione degli organigrammi nelle aziende che terranno conto, ad esempio, del numero dei medici e degli infermieri. E poi ci sarà il nuovo piano socio-sanitari. Sanità – ha concluso – significa diritto alla vita, perché essere soccorsi coi modi e nei tempi giusti può fare la differenza». 


Le cifre


A dettagliare le cifre dell’attività svolta ci ha pensato il dottor Mario Giusti, direttore SET 118 della Centrale Regionale: «La centrale operativa di Ancona ha ricevuto in un anno 75 mila chiamate, per una media di 200 interventi al giorno, il 25% dei quali codici rossi. I due elicotteri dell’elisoccorso, tra Marche ed Umbria, svolgono circa 1200 interventi nell’arco dei 12 mesi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico