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Anzi, dopo il rafforzamento a livello nazionale, il presidente ne fa un’equazione di semplice soluzione. Parafrasando le sue parole, il concetto era il seguente: arriveranno in Italia molti soldi dall’Europa e difficilmente il governo Conte II vorrà lasciare ad altri la gestione di tali risorse, è un momento troppo importante per la credibilità ed il consenso. E se l’Esecutivo farà di tutto, dunque, per restare solido e stabile, perché non fare del tandem Pd-M5s un’alleanza traducibile a livello locale in tutte le Regioni che andranno al voto a settembre? Tanto più che nelle Marche potrebbe significare vincere contro il centrodestra. Due più due, uguale quattro, per il prof di matematica, meno per i 5 stelle. Sebbene Maggi sia stato uno dei sostenitori della fattibilità del progetto, il Movimento si era espresso in maniera nettamente contraria già prima che il Covid mettesse ogni decisione in stand by e, ad oggi, la posizione non pare cambiata. «Andiamo avanti per la nostra strada, intrapresa ad inizio anno - non lascia spazio a grandi manovre il senatore e facilitatore per le Regionali nelle Marche, Giorgio Fede -. Non ci interessa fare una coalizione per raggiungere il miglior risultato elettorale: al centro dovrebbe esserci una proposta progettuale condivisa, che nessuno ha mai fatto. Non si è mai parlato di temi».
Niente ripensamenti, dunque, e nella corsa a palazzo Raffaello, sarà il consigliere comunale di Tolentino Gian Mario Mercorelli a guidare la carica pentastellata: «Il 10 giugno apriremo il programma ai contributi in un incontro telematico e, chi vorrà partecipare, avrà 20 giorni per dire la sua. Contestualmente, raccoglieremo le istanze di ogni provincia in materia ambientale, che presenterà al Ministro Costa quando ci incontreremo, probabilmente il 10 luglio». In tema di alleanze, Mercorelli osserva che «l’apertura al dialogo può essere utile, ma deve basarsi su argomenti chiari. L’oggetto della trattativa non può essere quello di prendere più punti per vincere. Poi, se chi vince ci dice che è interessato, ad esempio, ad organizzare la sanità tenendo conto della morfologia del territorio e dell’infermiere di famiglia, e ci chiede se ci stiamo, sarebbe un risultato talmente grande per i cittadini che ci penseremmo due volte prima di dire di no». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico