ANCONA - Uno ha insegnato fino alla pensione con una laurea in Ingegneria taroccata e adesso dovrà restituire 26 anni di stipendi percepiti lavorando senza titoli negli...
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Proprio a loro si è rivolto, in un commosso ricordo della strage alla Lanterna Azzurra di Corinaldo, il presidente nazionale della Corte dei Conti, Angelo Buscema, ricordando che l’impegno delle istituzioni «è dare ai giovani sicurezza e legalità e quel senso di futuro che deve essere gioioso».
Chissà se tra quegli studenti universitari ammessi nel salone di rappresentanza c’era qualche ex allievo del professor Leonardo Mazzini, 69 anni, sedicente ingegnere di Poggio San Vicino (Macerata) che dal ‘91 fino alla pensione del settembre 2017 aveva insegnato a circa duemila allievi di tre istituti tecnici di Fabriano (Vivarelli e Merloni) e Jesi (Marconi), senza mai aver finito i suoi studi universitari, vincendo il concorso grazie a un finto certificato di laurea in Ingegneria ad Ancona. E con la tessera dell’Ordine degli ingegneri di Macerata aveva lavorato nella task force della Protezione civile che verificava d’urgenza l’agibilità dei fabbricati nei comuni terremotati, partecipando a un centinaio di sopralluoghi (tutti da rifare) nei comuni di Vallo di Nera (Perugia), Macerata, Cerreto d’Esi ed Ascoli Piceno. La Procura della Corte dei Conti delle Marche ha contestato al finto ingegnere, indagato dalla procura penale di Ancona per esercizio abusivo della professione, un danno erariale di 861 mila euro, ottenendo un sequestro conservativo di beni prima della causa, ora in attesa di convalida. E gli strascichi del terremoto del 2016 impegnano ancora il lavoro della Procura regionale della Corte dei Conti, con 53 istruttorie aperte: 16 riguardano il riconoscimento di debiti fuori bilancio dei Comuni del cratere, 5 incarichi a personale addetto ai controlli delle situazioni abitative, 9 la gestione di contributi e finanziamenti, compresa una sui fondi donati con gli sms solidali al numero 45.500.
Gli sms solidali
Due fascicoli sono aperti su crolli o danni a immobili pubblici o privati restaurati con fondi pubblici, cinque riguardano le casette Sae. In sette casi s’indaga sull’indebita percezione di contributi di autonoma sistemazione e altri quattro riguardano presunte irregolarità sulla rendicontazione in base a cui sono stati erogati contributi a strutture che accoglievano sfollati. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico