Era il lontano 1986 quando venne finanziato il primo tratto della Guinza con 35 miliardi delle vecchie lire. Un’era geologica fa. Poi si sono susseguiti brindisi, passerelle...
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Gli intoppi
A settembre 2000 il cancello del cantiere della Guinza si riapre. Il tratto viene finanziato. Altro brindisi il 7 aprile del 2003 e, a quel punto, la galleria era interamente aperta e collegava Mercatello a San Giustino. Ma ancora zero auto passate nel traforo. Nel 2006, poi, arriva la doccia fredda: non ci sono fondi statali per fare la Guinza a doppia canna. Si parla di project financing per portarla avanti, ma con un’unica corsia. E tutto si blocca di nuovo, mentre il lato tirrenico procede spedito. Nel 2012, altro giro altra corsa: il progetto Strabag-Astaldi-Cmc per il completamento della Fano-Grosseto viene depositato a Roma. Costo: 3 miliardi, con lo Stato pronto a confermare i termini del project financing:ì. Resta lettera morta e la galleria diventa l’emblema delle incompiute infrastrutturali, piaga di questa regione. E al danno si aggiunge la beffa: lo Stato nel 2013 la declassa da strada di grande percorrenza a strada di scorrimento. Sarà poi Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture a rilanciare nel 2014, inserendola nel Def tra le 25 opere prioritarie per il Paese. Ma, anche questa volta, alle buone intenzioni no seguono i fatti. Nel 2018 si propone il senso unico alternato ma la commissione gallerie del Consiglio superiore dei lavori pubblici gela tutti: senza dotazioni di sicurezza non ci sono margini. Ormai le Marche avevano perso ogni speranza. Poi qualcosa è tornato a muoversi: il 26 gennaio 2022 la Regione ottiene dal Consiglio superiore dei lavori pubblici la Regione l’aggiornamento del progetto a 4 corsie, anche per il tratto marchigiano, e il 13 aprile dello stesso anno Il Mit autorizza l’anticipazione delle risorse per la seconda canna e per le 4 corsie fino a Mercatello Ovest. Ora il via libera di Anas al progetto, preludio di un’imminente partenza dei lavori. Ma dati i precedenti, la via di San Tommaso pare quella giusta in questo caso: vedere per credere.
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Corriere Adriatico