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La convivenza
La frana, poi chiamata Barducci dal nome di un noto imprenditore dorico che in quella zona aveva i suoi stabilimenti produttivi, coinvolse 342 ettari di terreno urbano e sub-urbano.
Il funzionamento
In superficie, infatti, il sistema si serve di rilevatori gps collegati ai satelliti che monitorano il movimento di alcuni punti fissi fuori terra: ad esempio edifici o costruzioni lungo l’area d’interesse. E sempre fuori terra sono state posizionate apposite torrette che rilevano periodicamente i movimenti dei cosiddetti vetrini, ovvero degli specchietti sistemati sugli angoli degli edifici. In questo caso, se le torrette evidenziano importanti spostamenti dei vetrini rispetto alle rilevazioni dei periodi precedenti, scatta la segnalazione alle apparecchiature apposite. Infine il terzo sistema di monitoraggio si ottiene attraverso una misurazione in profondità per mezzo delle colonne parametriche: ossia dei tubi infilati perpendicolarmente nel terreno che possono arrivare ad una profondità di 96 metri superando addirittura il livello del mare. Tutti i dati rilevati vengono inviati alla centrale operativa del Comune di Ancona. I tecnici addetti al controllo dei dati sono costantemente muniti di apposite apparecchiature: tablet o telefoni cellulari dedicati. Nel momento in cui l’Early warning system rileva una variazione sul terreno viene immediatamente inviato un segnale alle apparecchiature dei tecnici comunali e a quel punto scatta l’allarme che verrebbe diramato dal Comune a tutta la popolazione. «Secondo il nostro protocollo - spiega Capannelli - ogni volta che la protezione civile dirama l’allerta meteo a partire dal colore giallo attiviamo un monitoraggio ancora più attento della frana. E anche stavolta per fortuna, come a settembre scorso, non abbiamo rilevato movimenti».
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Corriere Adriatico