Satellite, torrette, sensori e vetrini: così la grande frana di Ancona è sorvegliata (e studiata in tutto il mondo)

Satellite, torrette, sensori e vetrini: così la grande frana di Ancona è sorvegliata (e studiata in tutto il mondo). La foto del 1982
Satellite, torrette, sensori e vetrini: così la grande frana di Ancona è sorvegliata (e studiata in tutto il mondo). La foto del 1982
di Andrea Maccarone
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Lunedì 22 Maggio 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11:42
ANCONA L’ondata di maltempo è ormai alle spalle. È già partita la conta dei danni nelle zone della regione più colpite dalla forza del ciclone mediterraneo che nei giorni scorsi non ha risparmiato le Marche. Resta alta l’attenzione per possibili smottamenti e frane che possono verificarsi anche nei giorni che seguono le forti piogge. Un clima di paura che Ancona da oltre 40 ha nel suo Dna, perché è ancora vivo nella popolazione il ricordo di quei terribili giorni del 1982 quando, proprio a seguito di precipitazioni eccezionali, nella zona a nord della città il terreno nell’area tra il Borghetto e Posatora cominciò lentamente a scivolare verso il mare. Era il 12 dicembre.


La convivenza 


La frana, poi chiamata Barducci dal nome di un noto imprenditore dorico che in quella zona aveva i suoi stabilimenti produttivi, coinvolse 342 ettari di terreno urbano e sub-urbano. Distrusse completamente 280 edifici, per un totale di 865 abitazioni. Divelse la ferrovia e la strada costiera su un fronte di circa 2 chilometri e mezzo. Da allora Ancona ha imparato a convivere con la consapevolezza che un pezzo di città sorga sopra un’area soggetta a questo tipo di criticità. E pertanto ci si è dovuti adoperare per mettere in piedi un sistema di monitoraggio ad hoc che consenta di tenere sotto controllo la frana sette giorni su sette, 24 ore su 24. Il sistema è stato denominato Early warning system, ed è talemente all’avanguardia da essere stato esaminato da scienziati provenienti dall’America, Sud-est asiatico ed Europa. Per studiarlo sono arrivati anche esperti di frane dalla Norvegia. Proprio in questi giorni di fenomeni meteo intensi la frana Barduccci è tornata sotto osservazione speciale. «Non è stato registrato nulla di rilevante - afferma l’ingegnere Stefano Capannelli, dirigente dell’ufficio Lavori pubblici del Comune di Ancona - né in superficie, né in profondità».

 
Il funzionamento


In superficie, infatti, il sistema si serve di rilevatori gps collegati ai satelliti che monitorano il movimento di alcuni punti fissi fuori terra: ad esempio edifici o costruzioni lungo l’area d’interesse. E sempre fuori terra sono state posizionate apposite torrette che rilevano periodicamente i movimenti dei cosiddetti vetrini, ovvero degli specchietti sistemati sugli angoli degli edifici. In questo caso, se le torrette evidenziano importanti spostamenti dei vetrini rispetto alle rilevazioni dei periodi precedenti, scatta la segnalazione alle apparecchiature apposite. Infine il terzo sistema di monitoraggio si ottiene attraverso una misurazione in profondità per mezzo delle colonne parametriche: ossia dei tubi infilati perpendicolarmente nel terreno che possono arrivare ad una profondità di 96 metri superando addirittura il livello del mare. Tutti i dati rilevati vengono inviati alla centrale operativa del Comune di Ancona. I tecnici addetti al controllo dei dati sono costantemente muniti di apposite apparecchiature: tablet o telefoni cellulari dedicati. Nel momento in cui l’Early warning system rileva una variazione sul terreno viene immediatamente inviato un segnale alle apparecchiature dei tecnici comunali e a quel punto scatta l’allarme che verrebbe diramato dal Comune a tutta la popolazione. «Secondo il nostro protocollo - spiega Capannelli - ogni volta che la protezione civile dirama l’allerta meteo a partire dal colore giallo attiviamo un monitoraggio ancora più attento della frana. E anche stavolta per fortuna, come a settembre scorso, non abbiamo rilevato movimenti».
 

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