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La relazione
Alcuni documenti che sta acquisendo la Gdf sarebbero anche legati a degli elementi messi nero su bianco dal presidente del consiglio di amministrazione dell’Erap Saturnino Di Ruscio in una relazione al vetriolo inviata alla Regione lo scorso agosto.
Le bordate
In particolare, sosteneva che il cda, a pochi mesi dall’insediamento, avesse dovuto «approvare i bilanci consolidati di ben quattro anni (dal 2017 al 2020) mai prima redatti nonostante specifici obblighi di legge; e sollecitare la redazione del bilancio consuntivo 2021, non ancora pronto, potendo verificare come il consuntivo venga ormai da anni approvato in forte e crescente ritardo rispetto ai termini di legge». Parole esplosive, quelle usate da Di Ruscio, tanto che l’intera partita per le nomine dell’Erap era finita in un limbo da cui, ad oggi, non si è ancora riusciti ad uscire. Il termine ultimo è fissato al 31 marzo (dal 1 aprile, infatti, il segretario generale dell’ente Maurizio Urbinati andrà in pensione) e la giunta Acquaroli sta valutando addirittura di cambiare la legge, arrogando solo a sé il compito delle nomine, senza la necessità di passare per l’ok del cda dell’ente. Tentando così di uscire da un impasse durato 8 mesi. Nella famosa relazione di Di Ruscio, venivano sollevate anche questioni nel merito delle designazioni fatte a luglio dalla Regione con la delibera 961 del 26 luglio, poi revocata.
Approfondimenti interni
«Quanto al dirigente designato per il conferimento dell’incarico di responsabile del presidio di Ancona - scriveva il presidente del cda - è, al momento, oggetto di approfondimenti interni per l’espletamento di ingenti attività lavorative professionali extraistituzionali, nonché per la presunta titolarità della partita Iva». E non aveva risparmiato bordate neanche per il prescelto quale guida del presidio di Macerata: «Sarà sottoposto il 13 settembre ad udienza preliminare diretta al possibile rinvio a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione per i quali è potenzialmente ipotizzabile la sospensione dal servizio». Nelle 10 pagine al vetriolo firmate da Di Ruscio, l’unico a salvarsi era stato Sauro Vitaletti, scelto dalla giunta per guidare il presidio di Fermo ma che lo stesso Di Ruscio vorrebbe come segretario generale. Di qui l’impasse sulle nomine. Ma ora sull’Erap si sono accesi anche i fari della Guardia di finanza.
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