La Finanza all’Erap, il caso delle nomine e decine di esposti: fiamme gialle negli uffici

Acquisiti dei documenti. Ad agosto una relazione del presidente Di Ruscio aveva mosso pesanti accuse

La Finanza all Erap, il caso delle nomine e decine di esposti: fiamme gialle negli uffici
La Finanza all’Erap, il caso delle nomine e decine di esposti: fiamme gialle negli uffici
di Martina Marinangeli
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Venerdì 3 Marzo 2023, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 15:36
ANCONA La Guardia di finanza negli uffici dell’Erap. In tre diversi giorni (l’ultima volta, ieri mattina), gli uomini delle Fiamme gialle si sono presentati alla sede dorica dell’ente per l’abitazione pubblica per acquisire dei documenti. Nulla di nuovo sotto il sole, si dirà: non sono rare le visite della Gdf negli uffici di un ente che gestisce appalti pubblici per milioni di euro. Ma tra le ragioni dietro ai controlli, questa volta potrebbe esserci anche altro. «Stanno fioccando decine e decine di esposti nell’Erap», fanno sapere persone interne all’ente. Ma non solo.  


La relazione


Alcuni documenti che sta acquisendo la Gdf sarebbero anche legati a degli elementi messi nero su bianco dal presidente del consiglio di amministrazione dell’Erap Saturnino Di Ruscio in una relazione al vetriolo inviata alla Regione lo scorso agosto. Il motivo del contendere, in quel caso, erano le nomine fatte a luglio da Palazzo Raffaello per la segreteria generale e i responsabili dei cinque presidi provinciali. Nomine, tutt’ora in stallo, fortemente osteggiate da Di Ruscio, che aveva preso carta e penna e vergato una comunicazione in cui mirava ad alzo zero sui designati e lasciava emergere anche elementi molto critici. 


Le bordate


In particolare, sosteneva che il cda, a pochi mesi dall’insediamento, avesse dovuto «approvare i bilanci consolidati di ben quattro anni (dal 2017 al 2020) mai prima redatti nonostante specifici obblighi di legge; e sollecitare la redazione del bilancio consuntivo 2021, non ancora pronto, potendo verificare come il consuntivo venga ormai da anni approvato in forte e crescente ritardo rispetto ai termini di legge».

Parole esplosive, quelle usate da Di Ruscio, tanto che l’intera partita per le nomine dell’Erap era finita in un limbo da cui, ad oggi, non si è ancora riusciti ad uscire. Il termine ultimo è fissato al 31 marzo (dal 1 aprile, infatti, il segretario generale dell’ente Maurizio Urbinati andrà in pensione) e la giunta Acquaroli sta valutando addirittura di cambiare la legge, arrogando solo a sé il compito delle nomine, senza la necessità di passare per l’ok del cda dell’ente. Tentando così di uscire da un impasse durato 8 mesi. Nella famosa relazione di Di Ruscio, venivano sollevate anche questioni nel merito delle designazioni fatte a luglio dalla Regione con la delibera 961 del 26 luglio, poi revocata.

Approfondimenti interni

«Quanto al dirigente designato per il conferimento dell’incarico di responsabile del presidio di Ancona - scriveva il presidente del cda - è, al momento, oggetto di approfondimenti interni per l’espletamento di ingenti attività lavorative professionali extraistituzionali, nonché per la presunta titolarità della partita Iva». E non aveva risparmiato bordate neanche per il prescelto quale guida del presidio di Macerata: «Sarà sottoposto il 13 settembre ad udienza preliminare diretta al possibile rinvio a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione per i quali è potenzialmente ipotizzabile la sospensione dal servizio». Nelle 10 pagine al vetriolo firmate da Di Ruscio, l’unico a salvarsi era stato Sauro Vitaletti, scelto dalla giunta per guidare il presidio di Fermo ma che lo stesso Di Ruscio vorrebbe come segretario generale. Di qui l’impasse sulle nomine. Ma ora sull’Erap si sono accesi anche i fari della Guardia di finanza.

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