Università chiuse e collegi aperti: 800 studenti rimasti bloccati nelle Marche

Università chiuse e collegi aperti: 800 studenti rimasti bloccati nelle Marche
ANCONA - Dalle Marche non c’è stata la fuga di massa degli studenti che con l’avvicinarsi del Lockdown hanno fatto le valigie in fretta e furia per tornare a...

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ANCONA - Dalle Marche non c’è stata la fuga di massa degli studenti che con l’avvicinarsi del Lockdown hanno fatto le valigie in fretta e furia per tornare a casa dalle proprie famiglie con il rischio di trasportare il Coronavirus da una regione all’altra dell’Italia. Qui sono rimasti in 800, tutti asserragliati nei collegi universitari rimasti aperti mentre gli Atenei sbarravano i cancelli e inauguravano tre mesi di lezioni ed esami a distanza.




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Ora che si è chiuso il capitolo più drammatico della pandemia da Coronavirus e che per fortuna si è ripreso a viaggiare senza restrizione, affiora un’emergenza affrontata dall’Erdis - l’Ente regionale per il diritto allo studio - completamente in sordina ed in assenza di protocolli specifici.
  
L’emergenza
Mesi di lockdown trascorsi con il fiato sospeso, perché sarebbe bastato solo un comportamento sopra le righe per scatenare un focolaio Covid. «Ma i ragazzi sono stati bravissimi e molto attenti: tra loro si è registrato un solo caso, subito isolato e trattato senza ulteriori contagi». Angelo Brincivalli, direttore generale Erdis Marche, sta già lavorando per affrontare le prossime scadenze che dovranno affrontare le famiglie dei giovani universitari iscritti negli atenei regionali, ma questa esperienza gli resterà impressa a lungo. «Abbiamo dovuto gestire una situazione ad alto rischio - spiega - in assenza di protocolli specifici, con la necessità di assicurare vitto e alloggio agli 800 studenti su 4mila rimasti nei collegi regionali per effetto del Lockdown. E di difficoltà ne abbiamo dovute superare parecchie».
Le difficoltà quotidiane
Le mense, per esempio. Che hanno continuato a funzionare ma a metà servizio. «I ragazzi potevano pranzare all’interno della struttura, poi però gli veniva consegnato un pacchetto con la cena che dovevano consumare in stanza. Quando la Regione ha sbloccato le attività di take away abbiamo fatto in modo che potessero utilizzare anche questa opportunità, prendendo accordi con diversi esercizi commerciali». Nel frattempo in tutte le aree comuni è stata apposta la cartellonistica e i dipendenti sono stati formati per affrontare questa situazione nella maniera più sicura possibile.
Un microcosmo
«Pensi che quando abbiamo chiesto di poter far restare aperte le mense anche la sera fino ad un certo orario, c’è chi è rimasto sorpreso - ricorda il dg Brincivalli -: con la chiusura delle Università nessuno aveva pensato che invece i collegi sarebbero potuti restare aperti». Un microcosmo che è andato avanti mentre tutto intorno si era fermato. «Ma a parte queste difficoltà oggettive per i nostri studenti, l’Erdis ha proseguito il lavoro come se il Coronavirus non esistesse. L’ente infatti è nato il primo gennaio del 2018 e poiché riunisce tutte le realtà regionali e quindi fin da subito abbiamo spinto al massimo tutte le attività informatiche. Lo smart working non ci ha colto impreparati, anzi». 
Cosa accadrà

Così, spiega Angelo Brincivalli, l’attività di programmazione è andata avanti come niente fosse. «Abbiamo proceduto con i bandi e le gare d’appalto e siamo pronti anche per il rientro degli studenti nei collegi ad ottobre». Nella fase più acuta della pandemia un documento della Conferenza delle Regioni consigliava di tenere uno studente per camera: situazione che potrebbe replicarsi anche con la riapertura degli Atenei. «Questo per noi significherebbe una diminuzione di un terzo dei posti letto disponibili - continua il direttore generale Erdis - , per cui i ragazzi che resteranno senza alloggio potranno usufruire del corrispettivo in denaro (2mila euro per anno accademico) che consentirà loro di prendere in affitto una camera da privati». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico