Economia equa tra Nord e Sud del mondo "Il commercio ferma le migrazioni di massa"

Economia equa tra Nord e Sud del mondo "Il commercio ferma le migrazioni di massa"
FANO - Un confronto tra i coltivatori di caffè e cacao del Sud del Mondo e gli importatori e i trasformatori marchigiani. Quando il commercio diventa occasione di riscatto...

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FANO - Un confronto tra i coltivatori di caffè e cacao del Sud del Mondo e gli importatori e i trasformatori marchigiani. Quando il commercio diventa occasione di riscatto economico e sociale per i lavoratori della terra e strumento di conoscenza e controllo della qualità dei prodotti per i consumatori.




E' questa l'alleanza che si instaura tra i soggetti ai poli estremi della filiera del commercio equo e solidale, che è innanzitutto una relazione economica tra Nord e Sud del mondo governata dai criteri della redditività, ai quali si sposa come valore aggiunto un approccio etico contro ataviche condizioni di sfruttamento, che vale potenzialmente anche come freno alle migrazioni di massa.



Le istanze e le relazioni che si sviluppano all'interno di questa filiera sono state al centro della settima conferenza regionale del commercio equo e solidale che si è svolta a Fano.



Gran parte dell'interesse dell'evento organizzato dalla Regione Marche si è concentrata sulla testimonianza dei coltivatori africani e centroamericani di caffè e cacao, prodotti di tipica derivazione coloniale, che, nel dibattito alla mediateca Montanari, si sono confrontati con i partner della filiera: importatori e trasformatori.



Erano presenti Byron Garcia del Guatemala, che rappresenta una cooperativa attiva da 35 anni nel municipio di La Union con 160 famiglie dedite alla coltivazione del caffè minacciate ora dal rischio di un disboscamento speculativo della montagna alle spalle della comunità; Godfrey Sengendo dell'Uganda, referente dell'associazione che coinvolge 400 famiglie nel progetto volto ad acquisire oltre alla coltivazione anche la fase della trasformazione del caffè; Natalie Kpanté e Komi Agbokou della cooperativa del Togo, che associa 12 giovani impegnati da tre anni nel progetto per superare l'esclusione dei produttori agricoli di cacao dalla conoscenza della tecnica di trasformazione del prodotto e dal consumo finale di cioccolato.



A discutere con loro Massimo Mogiatti, della cooperativa Shadhilly, che ha sede a Fano e importa caffè; Andrea Mecozzi di ChocoFair, originario del Fermano che opera in Africa nella filiera del cacao; Mario Pascucci dell'azienda di torrefazione Caffè Pascucci di Monte Cerignone, attiva nel Montefeltro dal 1950, e Simone Meriggi della Torrefazione Perfero, costituita 5 anni fa in provincia di Fermo.



I coltivatori del Sud del mondo hanno illustrato la lotta comune contro povertà ed esclusione sociale per acquisire una capacità economica che è sempre fonte di crescita culturale e sociale; essa agisce nel Centro America anche come argine contro il narcotraffico (come ha spiegato in un altro incontro durante il suo soggiorno marchigiano Byron Garcia) e in Africa come prevenzione delle migrazioni incontrollate (come ha affermato con forza rivolto al pubblico della conferenza fanese Komi Agbokou).



Dalle parole degli importatori è emersa la fondamentale funzione di intermediazione svolta, assumendo il rischio di impresa con il prefinanziamento degli acquisti di caffè e cacao e la sensibilizzazione dei trasformatori sulla qualità dei prodotti.



I referenti delle aziende Pascucci e Perfero, dal canto loro, hanno spiegato come la motivazione etica, che li orienta verso la filiera del commercio equo e solidale e li porta ad allacciare rapporti umani con gli stessi coltivatori, non possa prescindere dalla sostenibilità economica dell'operazione.



La sintesi è che la filiera corta del commercio equo e solidale consente di garantire ai coltivatori un prezzo giusto, superiore a quello che spunterebbero attraverso altri canali, e ai consumatori un prodotto di qualità e di origine certificata, concorrenziale con i prodotti convenzionali di fascia alta.



Le aziende Pascucci e Perfero acquistano da questo canale buona parte della propria materia prima senza produrre tuttavia una linea di caffè equo solidale; d'altro canto Shadhilly tratta caffè biologico solo per il 15 per cento delle sue importazioni, ma il marchio biologico non distingue realmente la qualità della materia prima perché molti agricoltori rinunciano alla certificazione per evitare un costo in più.



Due esempi che dimostrano come i prodotti equo solidali e quelli biologici siano due filiere di un rinascimento contadino complessivo e globale contro le cause di una crisi di lungo periodo che colpisce varie aree agicole del mondo associando all'eredità coloniale, modelli speculativi, politiche nazionali miopi e squilibri prodotti da logiche neoliberiste.



La percezione di come un movimento comune sia già in atto si coglie, oltre contrapposizioni, incongruenze e ostacoli, nella consonanza tra le motivazioni del commercio equo e solidale e le finalità della Carta di Milano, redatta in occasione dell’Expo “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, che afferma il diritto di tutti all’accesso al cibo in condizioni di equità e s’appella alla coscienza di cittadini, associazioni, imprese e istituzioni perché ciascuno di essi operi sui livelli di governo locale, nazionale e internazionale per modificare priorità politiche e prassi economiche al fine di rendere fattivo questo diritto.



Tanto che il titolo della conferenza costituiva un'eco dell'Expo sull'alimentazione, con un'opportuna integrazione: “Nutrire il pianeta... di giustizia economica, energia per la vita”.



Alla conferenza regionale, hanno portato il loro saluto il vescovo e il sindaco di Fano. Monsignor Armando Trasarti ha rivolto un appello affinché la solidarietà nelle relazioni umane sia sostituta dalla giustizia. “Dicono di me che sia un comunista - ha affermato -. Mi chiedo se i comunisti esistano ancora, ma io seguo il Vangelo”.



Il vescovo ha rilevato come il commercio equo e solidale sia ancora un movimento di nicchia e ha invitato i presenti a rinnovare gli sforzi per diffondere questi valori. Il sindaco Massimo Seri ha sottolineato come alla globalizzazione economica debba seguire la globalizzazione dei diritti.



Sono intervenuti anche il presidente della cooperativa Mondo Solidale, Sergio Pierantoni, e il dirigente della Regione Marche, Pietro Talarico, che tra l'altro ha ricordato l'opera del fanese Michele Altomeni determinante nel 2008 per l'approvazione della legge regionale sul commercio equo e solidale.



Ha concluso i lavori Gabriele Darpetti, del direttivo nazione Agices Equogarantito, che sulla spinta della testimonianza degli ospiti stranieri ha auspicato un rinnovato impegno per la crescita del commercio equo e solidale. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico