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ANCONA - Ma quali sei mesi! Oggi vi raccontiamo una storia bellissima ed emblematica sul grande bluff del Green pass per i guariti dal Covid. Ecco, partiamo proprio dalle regole quelle ufficiali. Apparentemente intoccabili. I chiarimenti (le Faq) del ministero sui punti potenzialmente oscuri dicono che «possono ottenere il certificato verde le persone che hanno ricevuto una dose di vaccino da 15 giorni – e, ovviamente, chi ha completato il ciclo –, chi risulta negativo ad un tampone nelle 48 ore precedenti e chi è guarito dal Covid nei sei mesi precedenti». Ripetiamo: guarito nei sei mesi precedenti.
La palese contraddizione
Peccato che quest’ultima opzione sia in palese contraddizione con quello che è successo a un nostro lettore che, con nome di fantasia, chiameremo Marco. Riavvolgiamo il nastro tornando all’11 marzo, quando Marco si sottopone ad un tampone molecolare e scopre di essere positivo. Resta in isolamento finché non si negativizza e, con comunicazione del 1 aprile, l’Asur ne attesta l’avvenuta guarigione. Ora, stando a quanto riportato nelle faq ministeriali, il Green pass dovrebbe essere valido fino al 1 ottobre ma, con sommo stupore, Marco scopre che non è così.
Le precisazioni dell’addetto
E poi: mi conferma la durata dei sei mesi, come posso scaricare il certificato? chiede Marco. «Può scaricarlo sulla App Immuni e può consultare il nostro ufficio tecnico per ottenere il Green pass al numero verde 800-912491». Dovrebbe essere raggiungibile tutti i giorni dalle 8 alle 20, ma così non sembra: prova infatti a contattarlo più di una volta ma, dopo 30 secondi di nulla assoluto, risponde un messaggio registrato che invita a riprovare più tardi perché «in questo momento non è possibile rispondere alla sua chiamata». Marco inizia a sentire puzza di bruciato. Fa un ultimo tentativo e chiama anche il numero verde Covid della Regione Marche, l’800 936677, operativo tutti i giorni dalle 8 alle 20. L’operatore suggerisce di rivolgersi al 1500. Poi, però, spiega anche che, se il certificato di guarigione è del 1 aprile, «è ancora valido perché non sono trascorsi i sei mesi». Tutto bene? Certo che no. Marco è un tipo tenace e lavorando nella sanità tramite colleghi, risale al responsabile dell’ufficio vaccinazioni di un’azienda sanitaria marchigiana. E la risposta del dirigente è tanto documentata quanto imbarazzante: «La validità del Green pass decorre dal primo tampone positivo, cioè dall’inizio della malattia. Non dalla fine». Marco è spiazzato ma la cassazione di questa storia può essere la App Immuni, pensa.
Il verdetto della storia
Scarica la App nel telefono, inserisce i dati personali e scarica il Green Pass. Tutto liscio, eccetto la data di scadenza del certificato verde: 7 settembre. Ovvero 180 giorni (sei mesi da trenta giorni) dopo quell’11 marzo in cui Marco ha scoperto di avere il Covid. Ora sì che è tutto chiaro. Anzi, più che mai incomprensibile. E qui, siamo ormai alla fine della storia, il cittadino Marco si fa delle domande: primo, qual è il senso dell’opzione “guarito nei sei mesi precedenti” che si legge sul ministero o che si ascolta dagli addetti dei numeri verdi? Se per ipotesi fosse salito sul treno e fosse stato multato o espulso dalle carrozze a chi avrebbe dovuto rivolgersi? Nel dubbio burocratico poi c’è sempre la mazzata finale: accomodarsi in farmacia per fare un tampone antigenico rapido costa 15 euro. Validità 48 ore. Poi ne serve un altro per tornare nelle Marche il 13 settembre. Altri 15 euro e passa la paura. Con i migliori complimenti dal cittadino Marco.
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Corriere Adriatico