Casciotta di Urbino protagonista nel menu preparato dai geologi

Casciotta di Urbino protagonista nel menu preparato dai geologi
URBINO - Minestra di Michelangelo con caciotta d'Urbino, cappone alla ducale con tartufo e vini delle colline rinascimentali marchigiane. Proprio la Casciotta d'Urbino,...

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URBINO - Minestra di Michelangelo con caciotta d'Urbino, cappone alla ducale con tartufo e vini delle colline rinascimentali marchigiane. Proprio la Casciotta d'Urbino, tanto amata dal genio rinascimentale e prodotta su terreni di sua proprietà, sarà la protagonista del menu preparato dai


geologi dell'Università di Urbino il 13 giugno a Milano. «Ci trasformeremo in chef - ha afferma Rodolfo Coccioni, docente dell'Università di Urbino, direttore de »La Terra a Tavola«, corso di Alta Formazione che partirà a settembre - e cucineremo dal vivo alcuni piatti che sono legati ai paesaggi ed agli artisti rinascimentali». I geologi si trasformeranno in cuochi con tanto di grembiuli e racconteranno la storia geologica di quei prodotti.



«Lanceremo una nuova figura professionale, unica al mondo - aggiunge Coccioni- e sarà quella del Narratore del Gusto e della Cultura, Comunicatore del Benessere e Selezionatore delle Tipicità Italiane che sarà in grado di contestualizzare il prodotto italiano dal punto di vista storico - artistico e scientifico. Oggi l'agroalimentare rappresenta uno dei settori maggiormente dinamici in Italia. L'Italia è ricca di prodotti agroalimentari ed enogastronomici di alta qualità che sono indissolubilmente legati alla Terra. Oggi non sappiamo raccontare questi prodotti. Ed un prodotto senza racconto vale ben poco».



«Porteremo la Casciotta d'Urbino ad Expo 2015», commenta Gianluigi Draghi, presidente del Consorzio «Casciotta d'Urbino». La Casciotta d'Urbino è possibile produrla solo «su questi terreni rinascimentali quali quelli di Urbania e del Montefeltro - conclude Draghi - a testimonianza dell'importanza del legame con la geologia del territorio, con la composizione del suolo sul quale pascolano le pecore . Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico