Treia, giovane trovato morto Lo zio: «Mithun non si è ucciso»

Mithun Rossetti
TREIA - «Mithun non si è ucciso». I familiari nutrono forti dubbi sull’ipotesi del suicidio. A parlare è Maurizio Poddine, zio dello studente...

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TREIA - «Mithun non si è ucciso». I familiari nutrono forti dubbi sull’ipotesi del suicidio. A parlare è Maurizio Poddine, zio dello studente universitario di 27 anni trovato morto in una vecchia villa a Porto Sant’Elpidio dopo aver avuto un incidente all’altezza della rotatoria del camping Holiday.


L’uomo sostiene di aver parlato con persone che vivono nella zona in cui è stato trovato il corpo senza vita del giovane. E le loro rivelazioni aprirebbero nuovi scenari. Qualcuno, secondo la ricostruzione di Poddine, è passato dopo l’incidente del nipote, ha visto il ragazzo in uno stato di scarsa lucidità e avrebbe abusato di lui, per poi spogliarlo e derubarlo.

Ma questa versione sembra non convincere affatto i carabinieri, secondo cui il giovane si sarebbe tolto la vita impiccandosi in preda a un malessere interiore. Per fugare ogni dubbio, su disposizione della Procura di Fermo, domani verrà comunque effettuata l’autopsia. I funerali invece dovrebbero essere celebrati giovedì pomeriggio nella chiesa di Santa Lucia, in contrada Camporota, nel comune di Treia.

Mithun Rossetti era uno studente universitario dell’ateneo camerte. Di origini indiane, era stato adottato all’età di quattro anni. Un ragazzo modello, amato da tutti, con tanti amici. Il suo corpo senza vita, come detto, è stato trovato in una vecchia villa disabitata vicino alla strada provinciale Faleriense, a Porto Sant’Elpidio. Il ventisettenne, la notte precedente, era stato in discoteca ed aveva avuto un incidente stradale. Si era schiantato contro una rotatoria e si era allontanato a piedi dopo avere lasciato la vettura con le quattro frecce azionate.

Secondo lo zio Maurizio Poddine bisogna continuare a indagare sulla tragedia. E lancia un accorato appello affinché si possa far luce sull’accaduto. «Aiutateci a fare chiarezza sulla morte di Mithun - dice Poddine -, non è stato un suicidio. Ci sono vari elementi e circostanze che a mio parere non sono compatibili con questa tesi. Un ragazzo pieno di vita in procinto di laurearsi non si sarebbe mai tolto la vita solamente per aver spaccato quattro gomme dell’auto. Da quando è stato lanciato l’allarme della scomparsa di mio nipote ho partecipato attivamente alle ricerche e ho fatto piccole indagini vicino al luogo dove io stesso purtroppo ho ritrovato il corpo senza vita di Mithun.
Secondo alcuni racconti di persone venute a contatto con lui, prima del terribile episodio, ci sono testimonianze che tutto fanno pensare tranne il suicidio. Non racconto ciò per rabbia o altro, ma non si può trarre la conclusione che si sia impiccato perché era ubriaco. Se qualcuno sa o ha visto ci faccia sapere. Mithun non si è suicidato».
La madre del giovane, Lorena Poddine, è straziata dal dolore. «Abbiamo detto tutto ai carabinieri - afferma piangendo - in modo da approfondire le indagini». Le forze dell’ordine ritengono che il gesto sia volontario, legato alle condizioni psicofisiche del giovane. Nella tarda mattinata di ieri, è stata eseguita l’ispezione cadaverica e oggi verrà svolta l’autopsia.


Mithun era uno studente universitario a Camerino, stava frequentando il corso di laurea magistrale in Computer science e ad ottobre avrebbe dovuto discutere la tesi. «A me sembrava una persona tranquilla, concreta, pragmatica - racconta il docente Leonardo Mostarda, supervisore della tesi del ventisettenne - e si era impegnato molto. Era uno studente brillante, che aveva buoni risultati. Quando ci parlavo cercava sempre di trovare subito una soluzione ai problemi. Sono sconvolto dall’accaduto».

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Corriere Adriatico