San Severino, diffamazione all’ex ministro Boschi frasi a sfondo sessuale su Facebook. Chiesti 20mila euro di risarcimento

Gli imputati hanno offerto 500 euro ciascuno e una lettera di scuse

San Severino, diffamazione all’ex ministro Boschi frasi a sfondo sessuale su Facebook
SAN SEVERINO Scambio di frasi a sfondo sessuale riferiti alla deputata Maria Elena Boschi su un profilo Facebook pubblico, nei guai un avvocato e un bidello di San Severino....

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SAN SEVERINO Scambio di frasi a sfondo sessuale riferiti alla deputata Maria Elena Boschi su un profilo Facebook pubblico, nei guai un avvocato e un bidello di San Severino. L’esponente di Italia Viva ha chiesto 20.000 euro di risarcimento complessivi. Ieri gli imputati hanno offerto 500 euro ciascuno e presentato una lettera di scuse, il giudice si è riservato di valutare l’offerta risarcitoria, scioglierà la riserva alla prossima udienza fissata per il 2 luglio.

 

La vicenda

È finito ieri all’attenzione del giudice monocratico del Tribunale di Macerata Barbara Angelini (il pubblico ministero in aula era Sabina Antognozzi) il procedimento per diffamazione a carico di un avvocato 49enne di San Severino e un bidello 48enne anche lui settempedano. I fatti contestati risalgono al 4 febbraio del 2021 quando l’avvocato sul proprio profilo Facebook pubblico scrisse un’affermazione nei confronti dell’ex ministro Boschi alludendo a una particolare pratica sessuale. Nel post aveva coinvolto anche il bidello chiedendogli se lui fosse a conoscenza di quanto scritto e questo aveva risposto avallando l’affermazione del legale che a sua volta aveva ribattuto con un hashtag col nome di battesimo della deputata, seguito da un’altra allusione anche questa a una particolare pratica sessuale. Lo scambio di battute era stato però letto da una persona che aveva “screenshottato” la pagina Fb e la foto era finita all’attenzione della diretta interessata che ha denunciato entrambi. Accusati di diffamazione ieri in aula i difensori degli imputati, gli avvocati Alberto Piloni e Riccardo Callea hanno presentato un’offerta risarcitoria di 500 euro ciascuno insieme a una lettera di scuse in cui gli imputati si sono detti mortificati per la condotta scomposta nata come forma di dissenso politico. Il giudice si è riservato di valutare l’offerta (la deputata, tutelata dall’avvocato Lorenzo Pellegrini del foro di Firenze, aveva chiesto un risarcimento di 20.000 euro complessivi) e ha rinviato al prossimo 2 luglio per decidere.

 

 

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Corriere Adriatico