«Ti sgozzo come un coniglio». Un uomo condannato ​per maltrattamenti a Recanati

«Ti sgozzo come un coniglio». Un uomo condannato per maltrattamenti in famiglia
RECANATI - «Ti sgozzo come un coniglio» aveva urlato al figlio puntandogli un coltello da cucina. Alla figlia giovanissima invece l’aveva presa a calci e pugni....

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RECANATI - «Ti sgozzo come un coniglio» aveva urlato al figlio puntandogli un coltello da cucina. Alla figlia giovanissima invece l’aveva presa a calci e pugni. Stessa sorte per la moglie, mortificata e picchiata. Mercoledì scorso l’uomo è stato condannato a un anno e dieci mesi di reclusione. Le violenze sarebbero durate quasi due anni, da maggio del 2013 a marzo del 2015. A denunciarle era stata la moglie del recanatese che, disperata, a marzo di quattro anni fa si era rivolta ai carabinieri della locale stazione. A loro aveva riferito dei problemi che erano sorti in casa da diversi mesi. Aveva raccontato della minaccia al figlio, episodio avvenuto dopo che un familiare aveva appoggiato un utensile sul tavolo, usando inavvertitamente troppa forza e rompendolo. L’imputato quel giorno se la prese col figlio, lo minacciò e gli puntò il coltello contro, ma per fortuna il figlio riuscì a toglierglielo dalle mani. Ma il clima di tensione non si arrestò, tant’è che il giovane dopo poco tempo andò via di casa.


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A quel punto i bersagli del padre sarebbero diventati la moglie e la figlia. Ai carabinieri la moglie dell’imputato raccontò di aver capito che il marito navigava su siti hot e quando lei e la figlia glielo dissero apertamente lui reagì aggredendo violentemente la figlia. La madre allora - sempre secondo la denuncia - si intromise e il marito picchiò anche lei finché entrambe le donne riuscirono a fuggire. Da allora l’uomo avrebbe continuato a minacciarle e a insultarle fino a marzo 2015 quando, dopo l’ennesimo episodio di violenza nei confronti della moglie, la donna chiamò i carabinieri e denunciò tutto. A seguito di mirate indagini il pubblico ministero che all’epoca seguì la vicenda, il sostituto procuratore Cristina Polenzani, contestò all’uomo i reati di maltrattamenti in famiglia e minaccia. Mercoledì il processo di primo grado si è chiuso. Il pubblico ministero Francesca D’Arienzo al termine della sua requisitoria ha chiesto la condanna dell’imputato a due anni e due mesi di reclusione. Il giudice Daniela Bellesi ha invece concesso al 70enne le attenuanti generiche e lo ha condannato a un anno e dieci mesi di reclusione, pena sospesa. Tra trenta giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza. L’imputato era difeso dagli avvocati Maurizio Vallasciani e Alessi Pepi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico