Il calvario di Rosa, muore a 39 anni. Finì in coma dopo il parto cesareo

Rosa Orlandy Castro Almonte
PORTO RECANATI - Dopo cinque anni vissuti in un letto di ospedale senza poter parlare, né muoversi, né vedere il volto dei suoi cari è morta Rosa Orlandy...

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PORTO RECANATI - Dopo cinque anni vissuti in un letto di ospedale senza poter parlare, né muoversi, né vedere il volto dei suoi cari è morta Rosa Orlandy Castro Almonte, ad agosto avrebbe compiuto 40 anni. Dal 10 maggio del 2016 la vita della giovane dominicana si è trasformato nel peggiore degli incubi: ricoverata d’urgenza all’ospedale di Civitanova per dare alla luce il suo primo figlio con un cesareo, a 34 anni era rimasta alcuni minuti senza ossigeno riportando danni neurologici irreversibili.

 

Dopo un periodo di degenza all’ospedale civile, la giovane fu trasferita al Santo Stefano di Potenza Picena dove rimase per circa un anno poi, non riuscendo a pagare le rette, la donna fu trasferita all’hospice di Recanati. Le sue condizioni non sono mai migliorate, anzi, come sottolineato dagli avvocati Andrea Di Buono e Lucia Iannino che hanno seguito i familiari di Rosa (che vivono a Porto Recanati) assistendoli non solo legalmente, non ricevendo una terapia contenitiva la giovane aveva perso quei pochi progressi che aveva fatto nella struttura portopotentina. Dopo il parto aveva perso la vista ad un occhio, mentre con l’altro vedeva solo ombre, non sentiva i sapori (per diverso tempo era stata alimentata con il sondino gastrico perché non aveva riflessi della glottide), non aveva sensibilità tattile, non articolava le parole, l’unico senso che le era rimasto era l’udito.

Una ventina di giorni fa era stata trasferita all’ospedale di Civitanova per essere sottoposta a un intervento di routine (per un’occlusione intestinale), da giovedì però le sue condizioni si erano aggravate e nelle prime ore di ieri il suo cuore ha smesso di battere. A distanza di cinque anni dalla drammatica vicenda sono ancora in corso due procedimenti, uno penale e uno civile. Quello penale per lesioni personali colpose gravissime è a carico dell’anestesista che secondo la procura avrebbe compiuto più azioni sbagliate: avrebbe deciso di praticare un’anestesia generale giudicata rischiosa dal momento che la partoriente non era digiuna, dopo di che avrebbe sbagliato a intubarla inserendo il tubo orotracheale nell’esofago anziché in trachea. 
 


I legali Di Buono e Iannino avevano deciso di richiedere l’accertamento tecnico preventivo in sede civile «per evitare lungaggini, le legge prevede che il giudizio si chiuda in sei mesi, sono passati due anni», ha spiegato Di Buono. A dicembre 2019 i legali chiesero una provvisionale per sostenere le spese mediche per Rosa ma fu negata, poi di rinvio in rinvio l’udienza è slittata a luglio di quest’anno, troppo tardi per Rosa. Ieri il pm Claudio Rastrelli ha disposto l’autopsia. Dopo l’accertamento medico legale sarà celebrato il funerale, le spese del rito saranno sostenute dal Comune di Civitanova. «Rosa era qui ma era come se non esistesse, il permesso di soggiorno ottenuto in Spagna le era scaduto quando era in coma e con la sua morte si era creato il problema di dove seppellirla e con quali soldi», ha spiegato Di Buono.
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Corriere Adriatico