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MACERATA - Ieri mattina gli uomini della Divisione di polizia amministrativa della questura, insieme ai militari della Guardia di finanza, hanno affisso i sigilli ad un bar di San Ginesio e a uno di Petriolo, a seguito di un provvedimento ex art. 100 Tulps emesso dal questore Vincenzo Trombadore su proposta delle Fiamme gialle.
La proposta è scaturita dalla Guardia di finanza a seguito di alcuni arresti che i militari del Nucleo di polizia economico-finanziario hanno effettuato, lo scorso mese di settembre, per spaccio di sostanze stupefacenti.
Nella stessa direzione e con la stessa finalità, il questore Trombadore, dopo un’attenta istruttoria condotta dalla Divisione anticrimine della questura, ha emesso anche delle misure di prevenzione nei confronti dei tre pusher arrestati dalla Guardia di finanza: un avviso orale e due Daspo urbani, con il divieto di frequentare per un anno i bar dove i tre uomini spacciavano sostanza stupefacente.
L’operazione della Guardia di finanza - denominata “Cespuglio” - era stata molto articolata. Seicento grammi di cocaina spacciati tra novembre 2020 e lo scorso marzo, una sessantina i clienti, tre le persone finite agli arresti domiciliari. Un’attività che si era conclusa con l’esecuzione di tre misure custodiali. Lo scorso 2 settembre i finanzieri di diversi reparti del Comando provinciale di Macerata insieme a cani antidroga avevano eseguito l’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti, su richiesta del sostituto procuratore Enrico Riccioni. L’operazione è stata convenzionalmente denominata “Cespuglio” perché quello sarebbe stato lo pseudonimo usato da uno dei tre arrestati. Da quanto emerso alcuni dei clienti non sapevano neppure quale fosse il suo vero nome, ma quando avevano bisogno di cocaina chiamavano “Cespuglio”.
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Corriere Adriatico