Discarica, il comitato contro le decisioni dei sindaci di Corridonia e Monte San Giusto

Discarica, il comitato contro le decisioni dei sindaci di Corridonia e Monte San Giusto
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CORRIDONIA È molto critico il comitato “Corridonia green no discarica” nei confronti dei Comuni di Corridonia e Monte San Giusto per la posizione tenuta nel corso dell’assemblea Ata di martedì scorso, quella che ha votato l’approvazione definitiva del piano d’Ambito, cosa non avvenuta nella precedente assemblea per l’assenza di molti Comuni.  



«Il sindaco di Monte San Giusto ha votato a favore e cogliamo l’occasione di ricordare la sua promessa dello scorso marzo di incontrarci per conoscere le sue iniziative e la nostra richiesta d’accesso agli atti dello scorso giugno che è ancora inevasa – sottolinea il presidente del comitato Andrea Germondari – il Comune di Corridonia invece non era presente all’assemblea. Per dovere di informazione, abbiamo sempre comunicato le giuste prese di posizione e le votazioni contrarie durante le ultime assemblee dell’Ata 3. Questa assenza, invece, non ce l’aspettavamo. Nel corso dell’incontro, il dottor Principi ha esposto la situazione dicendo che alcune amministrazioni non hanno ancora inviato le integrazioni alle osservazioni, mentre Camerino e Muccia non hanno trasmesso le prime relazioni. Questa volta era presente la maggioranza qualificata dei votanti che ha approvato il piano. I soli Comuni a votare contro sono stati Cingoli, Morrovalle, Montefano, Recanati e Tolentino. Noi eravamo presenti e, appena avremo studiato i documenti approvati, continueremo la nostra battaglia».

Il mese scorso

Poco più di un mese fa, il comitato aveva rimarcato un’incongruenza molto particolare proprio tra i siti potenzialmente idonei selezionati per Monte San Giusto. Uno di questi, infatti, coinvolgerebbe l’area adiacente alla Casina Bonafede, villa del Quattrocento, tra le perle storiche del territorio cittadino. Per quell’edificio storico si chiede di «disporre dei necessari riferimenti normativi a giustificazione dell’eventuale sussistenza del requisito di fabbricato rurale o edificio o manufatto storico». La cieca burocrazia richiede delle norme che tutelino quell’antico edificio è la cartina di tornasole di tutta questa procedura. Servono delle certificazioni per difendere la bellezza della Casina Bonafede e di tutto il paesaggio in cui è immersa?». 

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Corriere Adriatico