Ucciso in strada a Civitanova, Filippo Ferlazzo: «Sono invalido al 100%, bipolare e border-line»

Filippo Ferlazzo, nato in Austria ma originario di Salerno, 32 anni, operaio con contratto a tempo determinato, residente a Civitanova, si trova ora nel carcere di...

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Filippo Ferlazzo, nato in Austria ma originario di Salerno, 32 anni, operaio con contratto a tempo determinato, residente a Civitanova, si trova ora nel carcere di Montacuto ad Ancona. «Sono invalido civile al 100% e ho problemi psichiatrici - ha spiegato all'avvocato - Mia madre Ursula ha tutti i documenti del Tribunale di Salerno, se li faccia mandare. Mi hanno giudicato bipolare e border-line». Non è chiaro se si tratti di una strategia difensiva, anche perché la legale ha già annunciato di voler chiedere una perizia psichiatrica per il proprio assistito. Da una prima ricostruzione, fonti sanitarie avrebbero confermato che Filippo Ferlazzo sarebbe uno "psicopatico sociale", come stabilito da alcuni esami fatti qualche anno fa a Salerno. 

Chi è Filippo Ferlazzo

Il 32enne è cresciuto a Salerno con i genitori, che poi si erano separati. I medici e gli psicologi che lo avevano seguito avevano già stabilito che l'uomo avesse problemi di aggressività, tanto che il Tribunale di Salerno lo aveva affidato alla madre Ursula, in qualità di amministratrice di sostegno. Filippo Ferlazzo, però, si trovava a 400 chilometri di distanza e non poteva essere controllato dalla madre. Nato in Austria ma cresciuto a Salerno, Filippo Ferlazzo da qualche tempo viveva nelle Marche e a Civitanova Alta lavorava come operaio nella fonderia Steve Stampi, con un contratto a tempo determinato della durata di un mese.

 

La posizione giudiziaria

Filippo Ferlazzo ora si trova nello stesso carcere in cui è detenuto Luca Traini, che nel 2018 a Macerata sparò a casa contro un gruppo di africani per vendicare, a suo dire, l'omicidio di Pamela Mastropietro. A Montacuto, il 32enne Ferlazzo non è in isolamento. L'avvocata Bizzarri, dopo il colloquio, ha spiegato: «A far scattare la molla dell'aggressione sarebbe stato uno strattonamento ricevuto dalla compagna, Elena, da parte del nigeriano ucciso. Lui dice di aver aggredito l'ambulante quando la compagna è stata presa per un braccio, sostiene che voleva fargli capire che non ci si comporta così, impartirgli una lezione».

Il cellulare di Alika 

Una volta bloccato e ammanettato dalla polizia, l'uomo ha consegnato il cellulare di Alika: «Questo è della persona che ho picchiato». All'avvocata ha poi spiegato: «Dopo la colluttazione ho raccolto vari oggetti da terra, compreso il suo cellulare, lo avevo scambiato per il mio».


Per domani si attende l'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo di Filippo Ferlazzo, in attesa dell'autopsia sul corpo di Alika Ogorchukwu, prevista per martedì. Servirà a capire se la morte sia avvenuta per strangolamento. Il 32enne ha anche confessato all'avvocata: «Ho paura del carcere, ho paura che adesso la mia vita sia finita».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico