Traini dal carcere: «Basta accostarmi a tutti i pazzi del mondo». Il “Lupo” prende le distanze dall’autore della strage negli Usa

Luca Traini
MACERATA - L’ultima volta il suo nome era stato tirato in ballo qualche giorno fa, in occasione di un’orribile strage avvenuta a Buffalo, a New York. Un ragazzo di 18...

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MACERATA - L’ultima volta il suo nome era stato tirato in ballo qualche giorno fa, in occasione di un’orribile strage avvenuta a Buffalo, a New York. Un ragazzo di 18 anni aveva ucciso dieci persone in un supermercato e nel suo manifesto avrebbe dichiarato di essersi ispirato a Luca Traini, autore del raid razzista del 2018 a Macerata. Ora proprio il “Lupo”, che sparò a sei persone di colore per “vendicare” il delitto di Pamela Mastropietro compiuto dal nigeriano Innocent Oseghale, affida all’Adnkronos dal carcere di Montacuto, ad Ancona, dove è detenuto, uno sfogo per dire basta e prendere nettamente le distanze.

 
«Sono stanco di apprendere dai giornali che tutti i pazzi (scrive tra virgolette) che nel mondo vanno a sparare si debbano ispirare a me. La mia storia, il mio reato non hanno nulla a che vedere con chi lucidamente va a compiere stragi il nome di chissà cosa. Mi dissocio - sottolinea - da ogni accostamento a suprematisti e razzisti ora e in futuro». La sua lettera nasce, appunto, dall’ennesimo accostamento fatto dai media a quelle che lui chiama le sue «gesta» con una strage compiuta oltreoceano a quattro anni di distanza. 


«Con molta apprensione - scrive - ho dovuto constatare come ancora il mio nome e le mie azioni delittuose passate vengano prese come esempio negativo da ragazzini problematici e socialmente disagiati che compiono stragi in nome di idee e ideologie odiose e criminali. È il caso di quel diciottenne che in una cittadina degli Usa ha ucciso decine di persone. Ora, io non so né il nome di questo delinquente né il motivo che lo ha spinto a compiere uno scempio simile, invece di vivere la sua giovane età in maniera diversa e costruttiva. La vicenda non mi avrebbe nemmeno interessato - sottolinea Traini - se non fosse stato che in un famoso Tg nazionale, alla fine della narrazione di questo immenso massacro americano, si è fatto riferimento al mio gesto passato (la sparatoria a Macerata nel 2018 - sottolinea lui stesso - per cui sto scontando 12 anni di condanna) come fonte di ispirazione per questo giovane deficiente americano».

Non è la prima volta che Luca Traini viene chiamato in causa in stragi simili a quella di New York. Già nel 2019 il suo nome era stato accostato a quella di Christchurch, perché l’autore aveva scritto il suo nome su uno dei caricatori dei mitragliatori che aveva con sé. Anche in quell’occasione Traini si dissociò subito dal fatto tramite il suo legale che aveva ribadito come da tempo il suo assistito avesse maturato il pentimento per il gesto commesso a Macerata.

 

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Corriere Adriatico