Bivacchi nella palazzina inagibile, sos sicurezza nella zona San Carlo

Bivacchi nella palazzina inagibile, sos sicurezza nella zona San Carlo
CINGOLI  - C’è una palazzina nella zona San Carlo, chiusa dopo il sisma del 2016, che continua a essere nel mirino degli sciacalli. E questo dopo che tredici...

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CINGOLI  - C’è una palazzina nella zona San Carlo, chiusa dopo il sisma del 2016, che continua a essere nel mirino degli sciacalli. E questo dopo che tredici finestre (tra cui due finestroni) sono state messe in sicurezza dall’esterno con delle larghe tavole bullonate per evitare che i malintenzionati potessero arrampicarsi per arrivare al primo piano, da dove attraverso le scale interne si può raggiungere il secondo e il terzo piano. 

 

Era stato necessario eseguire questi lavori perché nonostante l’edificio fosse chiuso e inagibile, erano stati segnalati degli strani movimenti notturni all’interno dell’immobile, usato anche come dormitorio da qualche sbandato. 


Nella palazzina ci sono sei appartamenti, di cui quattro sono dell’Erap e due sono privati. Le ultime segnalazioni riguardano la rottura di una vetrata della porta di ingresso, il tentativo di forzare la porta (la serratura è stata manomessa) e il danneggiamento dei campanelli dei sei appartamenti. 


Le due porzioni di verde davanti alla palazzina sono piene di rovi e immondizia. E sono state aperte anche le cassettine metalliche dove sono installati i contatori del gas. Alcuni pezzi delle cassettine sono stati gettati a terra. All’interno del palazzo non ci sono oggetti o mobili di valori: i residenti durante il trasloco si son portati dietro quasi tutto lasciando qualche vecchio mobile che non poteva essere utilizzato nelle nuova sistemazione.

Per quello che si può vedere dall’esterno si ha l’impressione di avere di fronte un edificio abbandonato, preso di mira più che dai ladri da gente sbandata alla ricerca di un rifugio per la notte.
Ovviamente la palazzina va messa in sicurezza. Ma i tempi sembrano lunghi poiché non è stato ancora trovato l’accordo su come e quando intervenire. Comunque tra Erap e privati c’è la volontà di arrivare ad avere un progetto unico che faciliterebbe l’intervento.

 

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Corriere Adriatico