Il re dei sequestri Mesina e l’arresto dopo l’ultima latitanza. Quell'Ave Maria che smascherò il covo di Cingoli

Graziano Mesina
CINGOLI - L’arresto a Desulo, in provincia di Nuoro, di Graziano Mesina, noto anche come “Grazianeddu”, 79 anni compiuti ad aprile, uno dei latitanti più...

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CINGOLI - L’arresto a Desulo, in provincia di Nuoro, di Graziano Mesina, noto anche come “Grazianeddu”, 79 anni compiuti ad aprile, uno dei latitanti più pericolosi d’Italia, nonché esponente più famoso del banditismo sardo, ha riportato alla ribalta per l’ennesima volta la sua storia e le sue gesta criminali. Una lunga serie di vicende che non ha risparmiato negli anni passati le Marche. 

 

 


L’ex primula rossa, famosa anche per le sue rocambolesche evasioni, partecipò al sequestro dell’industriale calzaturiero fermano Mario Botticelli, avvenuto il 26 gennaio 1977, cinque mesi dopo la sua evasione dal penitenziario di Lecce. Le tracce del sequestro portarono i carabinieri sulle boscaglie di Cingoli - secondo le cronache del tempo – dove l’industriale calzaturiero trascorse diversi giorni della sua prigionia. Mesina già conosceva le montagne di Cingoli, scelte per nascondersi dopo la fuga dal carcere di Lecce. Pare infatti che si rifugiò per alcuni giorni in un capanno di un pastore nei pressi di San Vittore di Cingoli. All’interno del capanno venne trovata una parrucca che avrebbe indossato proprio Graziano Mesina. Sui giorni e sui periodi della presenza dell’ex primula rossa si discusse tanto e per diversi anni. Fu proprio Mario Botticelli, una volta liberato, ad individuare la sua prigione grazie al suono delle campane di una chiesetta che ogni sera suonava l’Ave Maria di Schubert. Non fu facile individuare quel luogo, rintracciato dagli inquirenti in una zona tra la località Internone sul territorio cingolano e il confine con San Severino Marche. Il territorio cingolano per anni fu considerato un passaggio quasi obbligato per i sequestratori che potevano contare su basisti del posto. Nella stessa area fu tenuto prigioniero il “re della sambuca” Marcello Molinari, sequestrato a Civitavecchia il 17 maggio 1981: rimase nelle mani dei sequestratori per 72 giorni tra le montagne cingolane. Il racconto dell’imprenditore laziale contribuì all’arresto dei carcerieri, tra di loro anche alcuni implicati nel sequestro Botticelli. Per i due sequestri tra la metà degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80 Cingoli balzò alla ribalta della cronaca nazionale. 

 

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Corriere Adriatico