APPIGNANO - È grave, ma non sarebbe in pericolo di vita, Enrico Calamante, l’imprenditore 50enne che mercoledì mattina si è sparato due colpi di pistola...
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Arriva l'ufficiale giudiziario per valutare la casa da mettere all'asta, il proprietario si spara nel giardino
Trova la moglie con l'idraulico e gli punta una pistola alla testa: lui scappa in mutande e lo denuncia
A trovare il suo corpo riverso a terra, con la pistola ancora stretta nella mano, era stata una funzionaria dell’Istituto vendite della regione che si era recata, verso le 8.30, nella villa che Calamante ha ad Appignano. La funzionaria era accompagnata da un fabbro per effettuare l’eventuale forzatura del cancello, su disposizione della Corte d’Appello di Ancona, infatti, la donna quella mattina avrebbe dovuto fare una valutazione dell’immobile a seguito del fallimento della Calamante srl necessaria per la successiva acquisizione. La villa, che si trova in via IV novembre, era quella in cui il cinquantenne aveva vissuto per anni con la moglie, prima che l’impero imprenditoriale di cui disponeva si sgretolasse irreparabilmente.
Mercoledì mattina, però, all’arrivo della funzionaria e del fabbro il cancello era già aperto e nel giardino antistante la villa, ormai con vistosi segni di abbandono, c’era la Jeep dell’imprenditore. Non vedendolo, la funzionaria lo aveva chiamato più volte ma invano, così era entrata e solo in quel momento era riuscita a vedere il corpo del 50enne accanto alla Jeep. Chiamati i soccorsi, sul posto erano intervenuti sia i sanitari sia i carabinieri. Da quanto accertato successivamente Calamante aveva ottenuto, in passato, il porto d’armi per difesa personale, ma l’autorizzazione era scaduta e l’imprenditore aveva deciso di non rinnovarla. La pistola utilizzata per compiere l’estremo gesto, invece, era stata regolarmente denunciata, ma avrebbe dovuto essere custodita nell’abitazione di Grottammare dove l’imprenditore risiede da qualche tempo, per questo motivo l’autorità giudiziaria competente dovrà valutare la sussistenza del reato di porto abusivo d’arma. Ma in queste ore le preoccupazioni e le attenzioni dei familiari sono rivolte alle condizioni di salute del loro caro, in attesa che i medici dell’ospedale di Torrette decidano di sciogliere la prognosi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico