Uno dei due proiettili ha sfiorato il cuore: Calamante è salvo per miracolo

Appignano, uno dei due proiettili ha sfiorato il cuore: Calamante è salvo per miracolo
Appignano, uno dei due proiettili ha sfiorato il cuore: Calamante è salvo per miracolo
di Benedetta Lombo
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Venerdì 8 Novembre 2019, 09:49

APPIGNANO - È grave, ma non sarebbe in pericolo di vita, Enrico Calamante, l’imprenditore 50enne che mercoledì mattina si è sparato due colpi di pistola nel petto. I proiettili però hanno sfiorato ma non attinto il cuore, uno dei due ha invece perforato un polmone. Per il momento, vista comunque la gravità delle ferite, la prognosi resta riservata e l’attenzione è massima per scongiurare eventuali infezioni che potrebbero complicare il quadro clinico. I familiari lo hanno raggiunto all’ospedale regionale di Torrette ad Ancona dove l’imprenditore è stato trasportato in eliambulanza mercoledì mattina poco dopo il tentato suicidio. 

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A trovare il suo corpo riverso a terra, con la pistola ancora stretta nella mano, era stata una funzionaria dell’Istituto vendite della regione che si era recata, verso le 8.30, nella villa che Calamante ha ad Appignano. La funzionaria era accompagnata da un fabbro per effettuare l’eventuale forzatura del cancello, su disposizione della Corte d’Appello di Ancona, infatti, la donna quella mattina avrebbe dovuto fare una valutazione dell’immobile a seguito del fallimento della Calamante srl necessaria per la successiva acquisizione. La villa, che si trova in via IV novembre, era quella in cui il cinquantenne aveva vissuto per anni con la moglie, prima che l’impero imprenditoriale di cui disponeva si sgretolasse irreparabilmente.
 
Mercoledì mattina, però, all’arrivo della funzionaria e del fabbro il cancello era già aperto e nel giardino antistante la villa, ormai con vistosi segni di abbandono, c’era la Jeep dell’imprenditore. Non vedendolo, la funzionaria lo aveva chiamato più volte ma invano, così era entrata e solo in quel momento era riuscita a vedere il corpo del 50enne accanto alla Jeep. Chiamati i soccorsi, sul posto erano intervenuti sia i sanitari sia i carabinieri. Da quanto accertato successivamente Calamante aveva ottenuto, in passato, il porto d’armi per difesa personale, ma l’autorizzazione era scaduta e l’imprenditore aveva deciso di non rinnovarla. La pistola utilizzata per compiere l’estremo gesto, invece, era stata regolarmente denunciata, ma avrebbe dovuto essere custodita nell’abitazione di Grottammare dove l’imprenditore risiede da qualche tempo, per questo motivo l’autorità giudiziaria competente dovrà valutare la sussistenza del reato di porto abusivo d’arma. Ma in queste ore le preoccupazioni e le attenzioni dei familiari sono rivolte alle condizioni di salute del loro caro, in attesa che i medici dell’ospedale di Torrette decidano di sciogliere la prognosi.

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