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Due mostre, due artisti, 80 opere esposte, 40 per ciascuna: da poco meno di un mese (e fino al 5 maggio prossimo) a palazzo dei Priori, è “Fermo. Il tempo delle mostre”. Si parte con “Spiriti selvaggi. Antonio Ligabue e l’eterna caccia”, negli spazi della sala dei Ritratti e poi, accanto, c’è “Giuseppe Pende. Realtà, sogno e visione”. Entrambe le mostre sono curate da Vittorio Sgarbi, quella su Ligabue anche da Marzio Dall’Acqua.
Tra animali e paesaggi
Animali selvaggi, paesaggi, ritratti sono il cuore dei dipinti di Ligabue esposti a Fermo. Tra le opere ve ne sono due inedite, il “Volpino”, un olio su tavola di faesite dipinto tra il 1956 e il 1957, e l’“Aratura con buoi”, dipinto con olio su tela tra il 1959 e il 1961. C’è poi un’opera che non veniva esposta dal 2015: la “Vedova nera” del 1955, che dà l’immagine alla mostra.
La natura paradisiaca
C’è tanta natura anche nelle opere di Pende, che a Fermo fu pure docente dell’Istituto d’arte e che come artista, per sua scelta, rimase fuori dal mercato dell’arte. Sospese tra innovazione e tradizione e spesso in fuga verso l’immaginario, le opere di Pende mostrano una visione paradisiaca che l’artista aveva della natura, l’amore per il vero, la tendenza a rendere verosimili anche sogni fantastici. Elementi che si vedono nella quarantina di quadri esposti, a cominciare da “Con le pietre parlavo (variante)” (1992), un olio e pastello su masonite che è l’opera che dà l’immagine al manifesto, o “Fantasticheria” (1996) o ancora “Inno alla vita (ma tu che c’entri?)”, e molte altre ancora. «Pende – scrive Sgarbi – è un artista coltissimo che riflette sull’antico connubio tra arte e scienza, è un uomo eclettico dalla personalità prorompente, gioiosa e coinvolgente».
Il collegamento
Due artisti e due mostre, quindi, che sembrano una sola, che fanno vedere l’urgenza della propria espressione artistica. Ligabue, con la natura nella quale mette tutto il suo turbamento interiore e Pende, dice Sgarbi, che ha una visione, sempre della natura, «che vede come un luogo di espressione divina del creato».
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Corriere Adriatico