In pensione un altro medico di famiglia. La montagna resta sguarnita e del bando per le assunzioni non si sa nulla

L'ospedale di Amandola
AMANDOLA - C’è preoccupazione da parte dei cittadini e della stessa amministrazione comunale per una eventuale diminuzione del servizio di medicina di base ad...

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AMANDOLA - C’è preoccupazione da parte dei cittadini e della stessa amministrazione comunale per una eventuale diminuzione del servizio di medicina di base ad Amandola. Infatti alla fine di questo mese abbandonerà per pensionamento Giorgio Fiori, seguendo Lando Siliquini che aveva cessato nel settembre del 2019 e non sostituito.

 

Ora si teme la stessa sorte. A farsi portavoce dei cittadini è l’ex comandante della polizia municipale Orfeo Cruciani.


La settimana
«Siliquini prestava servizio per cinque giorni a settimana per un totale di 17 ore – dice Cruciani - e non è stato rimpiazzato nonostante la protesta anche dello Spi Cgil. Dal 1° marzo Fiori non presterà più la sua opera. A distanza di pochi mesi i mutuati di Siliquini che passarono con Fiori si ritrovano di nuovo a scegliere un altro medico, che non può essere Rossi (presente con 17 ore e mezza settimanali) perché già saturo di mutuati. Pertanto dovranno scegliere gli altri medici di base della medicina di gruppo ma che sono presenti ad Amandola uno per una sola ora a settimana e un’altra per 4 ore e mezza visto che hanno assistiti anche in altri Comuni. Se poi si tiene conto che anche Rossi è prossimo a lasciare per raggiunti limiti di età - continua Cruciani - gli amandolesi saranno nel caos più completo. L’Asur deve provvedere con estrema urgenza alla sostituzione dei medici di base di Amandola mancanti, per assicurare agli amandolesi un adeguato servizio di medicina di base, tenuto conto anche della tipologia della popolazione prevalentemente anziana, per garantire agli amandolesi il diritto alla libera scelta, per consentire ai medici di base di svolgere al meglio il proprio lavoro avendo a disposizione il tempo necessario per visitare accuratamente i propri pazienti, anche a domicilio. Mi auguro che del problema si facciano carico amministratori pubblici, sindacati ed associazioni di consumatori affinché si giunga ad una soluzione nel più breve tempo possibile». Subito si è mossa l’amministrazione comunale. «Già dai primi di gennaio il dottor Fiori mi ha comunicato che avrebbe lasciato e ci siamo subito attivati con insistenza – dice il sindaco Adolfo Marinangeli – con la direzione dell’Area vasta 4, ma soprattutto con quella regionale dell’Asur. Sappiamo che è stato fatto un avviso pubblico per reperire 16 medici di medicina generale destinati a ricoprire i posti vacanti nel territorio di tutta la regione. Due dovrebbero essere per noi. Ma ancora non abbiamo avuto alcun riscontro, pur mancando pochissimi giorni al pensionamento di Fiori. Rischiamo di rimanere con un vuoto assistenziale insostenibile, oltretutto in questo periodo di pandemia».

 


L’impegno


Intanto anche i medici di famiglia dell’area montana, come quelli di altri territori, sono pronti e organizzati per affrontare in modo efficace la vaccinazione anticovid, in quanto queste figure sono considerate indispensabili dagli stessi cittadini per questa operazione di massa. Ciò considerando anche che, specialmente nel territorio dei Sibillini, ci sono molti anziani che hanno bisogno della vaccinazione domiciliare. Ma è importante, secondo gli stessi medici, che ci sia un adeguato e costante rifornimento di dosi e che non siano troppo caricati delle mansioni burocratiche. Poi che ci sia massima chiarezza su tutti gli aspetti. Ad esempio quasi tutti i medici di base dei Sibillini hanno assistiti che gravitano sia nell’Area vasta 4 che nella 5. Quindi bisogna chiarire se possono utilizzare le dosi fornite da una anche per i pazienti dell’altra oppure ogni area vasta deve fornire i vaccini per gli assistiti del proprio territorio. Insomma occorre chiarezza massima da parte dell’Asur per rendere le procedure ancor più snelle e rapide. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico