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FERMO - Il sogno di fare della ricostruzione del Centro Italia un modello. Le aspettative dei sindaci del cratere, frustrate da quattro anni e mezzo di attesa. L’occasione, irripetibile, del Recovery Plan. C’era un mix di speranza e rassegnazione, ieri pomeriggio, al Teatro dell’Aquila, dove la Regione ha chiamato a raccolta i sindaci del cratere «perché la logica di squadra è l’unica che può veramente far ripartire questo territorio», ha spiegato il presidente Francesco Acquaroli.
Al suo fianco, sul palco del teatro, il commissario straordinario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini. Fermo, che è fuori dal cratere, è stata scelta per ospitare l’incontro, «per il suo baricentrismo». Gli onori di casa li hanno fatti il sindaco Paolo Calcinaro e il prefetto Vincenza Filippi. In platea, distanziati, una quarantina di amministratori. Altri erano sui palchetti. «Devono portare le voci dei territori e sentirsi coinvolti. Non bastano le ordinanze. Servono sempre maggiore coinvolgimento e interlocuzione per superare l’enorme mole di burocrazia», ha detto Acquaroli.
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E si dice «assolutamente convinto che questo governo multi-livello (Stato, Regioni e Comuni), debba essere quello capace di governare la programmazione, gli indirizzi e le regole per l’utilizzo di queste risorse». La sfida, quindi, è solo all’inizio. E, per vincerla, la ricostruzioni è il primo passo. Perché, poi, quei territori martoriati dal sisma, «con un patrimonio e capacità straordinarie», bisognerà farli rinascere. «La ricostruzione è fondamentale per poter immaginare un futuro. La questione infrastrutturale e dei servizi è centrale per il rilancio delle aree colpite da uno spopolamento importante», ha aggiunto Acquaroli. E non c’è più tempo da perdere.
«Nessuno può ignorare che negli uffici speciali della ricostruzione attendono diecimila progetti e altri ce ne sono negli studi dei professionisti», ha rimarcato Guido Castelli. «La ricostruzione – ha aggiunto l’assessore regionale – è una grande dimostrazione democratica che attiene al diritto dei cittadini. Il sogno è che quella del Centro Italia diventi un modello, unendo l’urgenza della ricostruzione fisica con la rigenerazione economica».
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Corriere Adriatico