Via Martiri delle Foibe, l’appello dei residenti: «Il Tar ci ascolti, siamo esasperati»

Via Martiri delle Foibe, l’appello dei residenti: «Il Tar ci ascolti, siamo esasperati»
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PORTO SANT’ELPIDIO  - Hanno tolto la transenna e riaperto via Martiri delle Foibe i residenti ma tornano sul problema dello stop ai lavori. Le persone che si sono radunate per protestare pacificamente sabato pomeriggio rappresentano 24 famiglie, sono 100 tra uomini, donne e bambini. Si lamentano perché dicono che non possono andare avanti così.

 

Sono preoccupati perché il Tar Marche il 23 marzo ha accettato il ricorso dei privati proprietari di un’area da espropriare per trasformare una strada da vicinale a pubblica. La proprietà ha evidenziato l’illegittimità dell’esproprio per carenza di vincolo preordinato e il prossimo dibattito davanti al giudice è rimandato al 26 giugno.


In poche parole non si trova la strada per avviare i lavori. Il Comune intende appropriarsi di un’area di 2.575 mq per prolungare la strada 10 metri e ampliarla fino a 3,5 metri per il doppio senso di marcia. Poi bisogna illuminarla e quindi occorre realizzare i sottoservizi. L’iter partito sei anni è stato subito stoppato. Comune e proprietà non trovano l’accordo. In primo grado il Tar aveva dato ragione al Comune, il privato aveva impugnato la sentenza, il Consiglio di Stato aveva fatto riavviare la pratica e i privati sono tornati ad impugnare. Ritengono che l’operazione sia troppo svantaggiosa per loro.

L’errore di fondo è dato dal fatto che si sono costruite palazzine senza aver preventivato opere di urbanizzazione. I residenti si trovano senza servizi minimi ma la proprietà vuole ridurre di un terzo l’ampliamento o, in alternativa, che si espropri l’intero lotto. Si capisce così che il prezzo stabilito è da rivedere. «Chiediamo aiuto al Tar - dicono i residenti - vorremmo che il presidente ascoltasse anche le nostre ragioni, vorremmo sensibilizzare sul problema perché non possiamo andare avanti così». La strada è pericolosa, stretta e trafficata, qualcuno è caduto e si è fatto male. «Non ne possiamo più - sbottano i residenti - qualcuno ci aiuti: sono 15 anni che aspettiamo».

 

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Corriere Adriatico