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PORTO SANT’ELPIDIO - La disperazione per la morte del trentaquattrenne Jonathan Strappa investe Porto Sant’Elpidio. Devastata dal dolore la famiglia dell’escursionista, un esperto – conosceva il percorso che domenica l’ha tradito – dicono i parenti. Nero come la pece il lutto per la perdita di un ragazzo riservato, dolce e talentuoso, strappato alla vita nei migliori anni.
La sofferenza si alimenta insieme all’indignazione che trova sfogo sul web per questo giovane precipitato in un dirupo di oltre 300 metri sui Sibillini nella tarda mattinata di domenica. Il giovane ra con la ragazza sul tratto che da Pintura, dove si trovano le piste da sci, porta al rifugio del Fargno, verso Pizzo Tre Vescovi.
E’ un tratto pericoloso e anche vietato: la ragazza è riuscita a salvarsi, lui no.
Assisteva i clienti nella navigazione in rete, esperto in piattaforme digitali, prima impiegato in una ditta di Monte Urano, poi in una del Nord Italia che si occupa sempre di tecnologia digitale. Dj alla festa di San Crispino nell’ottobre scorso, era un tuttofare. Si moltiplica il cordoglio su Facebook, la chiesa della Corva esprime «sconcerto per la notizia». C’è perfino una confessione amorosa: «Ero innamoratissima di te a 15 anni, mi piacevi troppo e avevo scritto sul diario “Jonathan strappa il cuore”. Oggi l’hai strappato davvero». Online esplode anche la rabbia per una morte che si poteva evitare. «E’ ora di dire basta – si legge su un gruppo di escursionisti e guide turistiche montane -: non finiremo mai di mettere in guardia sui pericoli della montagna. Quella strada era chiusa da più di un anno non per un capriccio degli amministratori ma perché pericolosa anche d’estate, figuriamoci d’inverno con la neve».
Parlano delle foto e dei filmati in rete di escursionisti su sentieri vietati. «D’ora in poi segnaleremo chiunque si avventuri in percorsi chiusi dal parco o da ordinanze comunali», la chiosa. Internet e il suo ventre molle accendono il risentimento: «La montagna è pericolosa, va affrontata con le dovute precauzioni», si critica la carenza di controlli, la sbarra «abbassata e arrugginita che dovrebbe lasciare il posto a una cartellonistica dettagliata in prossimità del pericolo». Il popolo dei navigatori virtuali parla di «decine di morti su quel sentiero» accertati negli ultimi 30 anni: «Sembra un banale pianoro ma, coperto di neve, diventa una trappola». Oggi alle 15 si potrà dare l’ultimo saluto a Jonathan alla chiesa della Santissima Annunziata in centro.
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Corriere Adriatico