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PORTO SAN GIORGIO - “Prevenire il Covid per vivere più a lungo e meglio”. Questo il titolo dell’incontro al teatro di Porto San Giorgio promosso dal Centro studi Carducci. Il racconto di chi era in prima linea quando sono scoppiati i primi casi. Come ha ricordato Luca Romanelli, presidente del Centro studi, che ha presentato la serata, «facciamo questi incontri perché crediamo nella sanità pubblica e solidale». A coordinare l’incontro anche il sindaco Nicola Loira che ha espresso gratitudine verso i medici all’ospedale di Fermo: «Da questa serata uscirete tutti più ricchi e informati su quello si può fare per evitare e prevenire il Covid».
«La nostra esperienza - ha rimarcato Luisanna Cola, primario di Anestesia e Rianimazione - è iniziata il 12 marzo 2020 con il primo paziente Covid ricoverato.
La dottoressa si occupava della fase più acuta della malattia. «Per la prima volta - ha ammesso - abbiamo avuto paura di morire, paura per noi e per le nostre famiglie. Molti di noi si sono ammalati e sono morti, na questo non ci ha certo impedito di continuare a fare il nostro lavoro». La seconda problematica è stata «fronteggiare una patologia sconosciuta». Il terzo problema, le risorse limitate. «Ora - ha sottolineato - bisogna ricoverare anche i pazienti che non sono Covid, sperando in una cura che ancora non abbiamo». Gianluca Valeri, primario di Radiologia, si occupava di stilare la diagnosi; o meglio, di capire a che punto fosse la malattia. «Ci siamo sentiti fragili - ha ribadito - ma la motivazione professionale si è rafforzata. Abbiamo spostato Radiologia a Sant’Elpidio a Mare e nella seconda ondata provveduto alla Radiologia domiciliare. Abbiamo capito che il territorio è una risorsa e che nessuno si salva da solo».
Infine Antonio Ciucani, responsabile del 118: «Il pronto soccorso era deserto. Siamo passati da una media di 800 accessi settimanali a 200 a settimana con una riduzione del 75%. E i pazienti che non potevano essere assistiti dai familiari li abbiamo dovuti assistere noi. Un altro aspetto drammatico». Un incontro molto partecipato con una conclusione, suggerita dalla Cola: «Vacciniamoci. Usare le mascherine nei luoghi chiusi, laviamoci le mani ma torniamo al cinema e a teatro. Vacciniamo gli adulti ma anche gli under 12 che diffondono il virus in famiglie con anziani, fragili e immunodepressi». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico