Coronavirus, si raccontano i primari del Murri: «Noi in trincea, ma insieme vinceremo questa battaglia»

Coronavirus, si raccontano i primari del Murri: «Noi in trincea, ma insieme vinceremo questa battaglia»
Coronavirus, si raccontano i primari del Murri: «Noi in trincea, ma insieme vinceremo questa battaglia»
di Serena Murri
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Domenica 3 Ottobre 2021, 11:20 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 08:16

PORTO SAN GIORGIO - “Prevenire il Covid per vivere più a lungo e meglio”. Questo il titolo dell’incontro al teatro di Porto San Giorgio promosso dal Centro studi Carducci. Il racconto di chi era in prima linea quando sono scoppiati i primi casi. Come ha ricordato Luca Romanelli, presidente del Centro studi, che ha presentato la serata, «facciamo questi incontri perché crediamo nella sanità pubblica e solidale». A coordinare l’incontro anche il sindaco Nicola Loira che ha espresso gratitudine verso i medici all’ospedale di Fermo: «Da questa serata uscirete tutti più ricchi e informati su quello si può fare per evitare e prevenire il Covid».

 
«La nostra esperienza - ha rimarcato Luisanna Cola, primario di Anestesia e Rianimazione - è iniziata il 12 marzo 2020 con il primo paziente Covid ricoverato. Nella prima fase abbiamo avuto 42 pazienti ricoverati e una mortalità dell’11 %. Nella seconda ondata sono stati 109 i pazienti ricoverati, 17 i deceduti e una mortalità del 15%. Nella terza ondata, fino a oggi, sono stati 2 i deceduti e un 22% mortalità. La mortalità media è del 15% circa. Abbiamo curato 160 pazienti con 6 posti letto di Terapia intensiva che, in condizioni normali, ha una media di 200 ricoveri all’anno. Noi ne facciamo di più, nel 2019 sono stati 300 i pazienti ricoverati, 160 nel 2020 e 2021 che significa che la metà dei pazienti in terapia intensiva erano Covid, gli altri 150 non hanno trovato posto.

E da 6 posti letto siamo arrivati a 19 con lo stesso numero di personale».

La dottoressa si occupava della fase più acuta della malattia. «Per la prima volta - ha ammesso - abbiamo avuto paura di morire, paura per noi e per le nostre famiglie. Molti di noi si sono ammalati e sono morti, na questo non ci ha certo impedito di continuare a fare il nostro lavoro». La seconda problematica è stata «fronteggiare una patologia sconosciuta». Il terzo problema, le risorse limitate. «Ora - ha sottolineato - bisogna ricoverare anche i pazienti che non sono Covid, sperando in una cura che ancora non abbiamo». Gianluca Valeri, primario di Radiologia, si occupava di stilare la diagnosi; o meglio, di capire a che punto fosse la malattia. «Ci siamo sentiti fragili - ha ribadito - ma la motivazione professionale si è rafforzata. Abbiamo spostato Radiologia a Sant’Elpidio a Mare e nella seconda ondata provveduto alla Radiologia domiciliare. Abbiamo capito che il territorio è una risorsa e che nessuno si salva da solo».

Infine Antonio Ciucani, responsabile del 118: «Il pronto soccorso era deserto. Siamo passati da una media di 800 accessi settimanali a 200 a settimana con una riduzione del 75%. E i pazienti che non potevano essere assistiti dai familiari li abbiamo dovuti assistere noi. Un altro aspetto drammatico». Un incontro molto partecipato con una conclusione, suggerita dalla Cola: «Vacciniamoci. Usare le mascherine nei luoghi chiusi, laviamoci le mani ma torniamo al cinema e a teatro. Vacciniamo gli adulti ma anche gli under 12 che diffondono il virus in famiglie con anziani, fragili e immunodepressi».

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