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MONTEGIORGIO - Un polo dell’ippica. Con professionisti che rispolverano antichi mestieri. Un ippodromo motore economico. E uno sport che appassiona, come e più di prima. Lo sogna il “San Paolo” di Montegiorgio. Che, in questi giorni, ospita il secondo corso per maniscalco. Quindici i partecipanti arrivati da tutte le Marche per imparare un mestiere che non si vuole far perdere.
La manifattura
«Perché la manifattura è un tesoro che va preservato», spiega Maurizio Piergallini, presidente del Claai (Confederazione libere associazioni artigiane italiane) di Fermo e Ascoli. «L’ippica merita la massima attenzione perché, negli anni, ha dato lustro a un’economia importante che ha stabilizzato le condizioni delle famiglie di questa terra», aggiunge.
L’intesa
«La collaborazione messa in piedi – spiega – ci permette di creare percorsi formativi da cui far uscire persone competenti da spendere nel mercato del lavoro». E per operatore di regia, come vorrebbe Salvatore Mattii, «visto che dall’ippodromo sono usciti numerosi cameramen che lavorano regolarmente con televisioni nazionali». Fa il punto sul “San Paolo”, il componente del cda della Sma, che gestisce l’impianto. «Abbiamo affrontato la pandemia alla grande. Invece di diminuire – dice –, le attività sono aumentate a dismisura, con una media, in inverno, di trecento cavalli sul campo ogni giorno. L’unico problema è stato il protocollo rigidissimo, per cui molta gente non è potuta entrare. Ma adesso abbiamo riaperto al pubblico». Sabato e domenica, oltre alle corse, l’ippodromo ospiterà la nona esposizione internazionale canina di Fermo. Vuole tornare a far girare l’economia, il “San Paolo”.
E a dare occupazione. I corsi della Regione – spiega l’assessore alla Formazione professionale e al Lavoro, Stefano Aguzzi – servono a quello. A «creare lavoro direttamente, ma anche tramite bandi». I tre per i Comune delle aree di crisi complessa e quello per gli altri. 2,2 milioni, in tutto, per «incoraggiare la creazione di impresa». A cui, forse, se ne aggiungeranno altri, visto che «sono arrivate il triplo delle domande che pensavamo di poter finanziare», dice Aguzzi. Per il quale, la nascita di nuove imprese, «fa anche emergere il lavoro sommerso». Punta, dunque, sulla manifattura «la regione più artigiana d’Italia (24,1% di imprese)».
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