FERMO - L'investitura ufficiale è arrivata ieri mattina, anche se della notizia se n'era già a conoscenza. Il reparto di Malattie Infettive del Murri...
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Le cifre
I numeri del 2014 in tal senso sono inequivocabili: 397 i ricoveri spalmati sui 13 posti letto disponibili (indice di occupazione del 106%), ai quali si aggiungono i circa 100 ricoveri in day hospital per terapie infusionali e antibiotiche in ambiente protetto, 3500 visite annue, 350 consulenze al Pronto Soccorso, 212 consulenze in altri reparti.
«Dietro questi risultati c'è un lavoro di squadra, non è mai un singolo che fa reparto - ha esordito Amadio -. Il gruppo è composto da miei colleghi e collaboratori, le dottoresse Fortuna, Mecozzi, Siquini, Rossetti, il dottor Licci». Scontato parlare dei progetti futuri e degli obiettivi da centrare, tenendo presente che la gamma di malattie infettive sta cambiando proprio come cambia il mondo e bisogna adeguarsi. «In aumento i pazienti fragili, ossia l'anziano, che ha patologie che lo rendono più suscettibile a malattie da germi multiresistenti», ha spiegato il primario. Emergenza italiana, europea, mondiale, perché si iniziano ad avere poche armi per combatterla.
«Adottare la politica del buon uso degli antibiotici in ospedale e a domicilio è l'unica cosa che possiamo fare. Importante è anche la prevenzione, dato che molte patologie sono comportamentali». Ora si curano i vecchietti che anni addietro morivano serenamente di malattia: coi passi da gigante della medicina invasiva si può intervenire con farmaci immunosoppressori, accessi vascolari, nutrizioni parenterali, anche se poi, altra faccia della medaglia, sorgono nuove infezioni correlate all'assistenza. Interessante il discorso sui confini epidemiologici che non esistono più in un mondo in continua mobilitazione tra una migrazione e una vacanza.
«Ci troviamo spesso di fronte a patologie d'importazione - ha spiegato Amadio - che fino a pochi anni fa non vedevamo in Italia. Sono richiesti dunque ulteriori aggiornamenti per debellare per esempio schistosomiasi (verme africano che infetta le vie urinarie, risolti 4 casi ndr), come fu fatto di recente per combattere le epidemie di chikungunya, di zika». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico