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FERMO - Ristoranti e alberghi sempre più in crisi tra caro bollette, Green pass e un problema che non ti aspetti: viene a mancare il personale qualificato in queste strutture. Negli ultimi due anni non è crollata solo la clientela, è venuta meno anche la manodopera specializzata e pronta all’uso. Ragazzi e ragazze che escono dalle scuole non sono in grado di portare a tavola, men che meno di organizzarsi in cucina. Serve un cambio di passo. È la richiesta della categoria della ristorazione.
La situazione
«Sostanzialmente alberghi e ristoranti non possono lavorare al meglio perché manca la manodopera qualificata e la scuola alberghiera sforna disoccupati» dice Guido Tassotti, titolare dell’hotel Astoria di Fermo e presidente delle Associazioni Cuochi Riunite. Il problema della carenza di lavoro nelle strutture ricettive di grandi dimensioni è sentito e se ne è parlato all’assemblea che doveva approvare il bilancio dell’associazione: si è tenuta martedì sera al Gambero di Porto Sant’Elpidio. L’Acir riunisce 12 associazioni dalle province di tutta Italia e addirittura dalla Svizzera.
L’obiettivo
Quest’anno punta a sviluppare percorsi formativi nelle scuole alberghiere.
I banchi di scuola
«Questi ragazzi dopo due anni in dad non hanno fatto pratica in albergo, non si rendono conto di com’è davvero il mestiere». La mancanza di personale qualificato è un problema che si aggiunge agli altri. «Avevamo previsto la ripartenza il 31 marzo - continua ancora Tassotti - ma la guerra nessuno se la poteva immaginare e stiamo ricevendo disdette, rinvii: ma gli aumenti dei prezzi non c’entrano niente con la guerra, sono inspiegabili. Ciononostante nessuno reagisce e questo silenzio non fa bene al nostro settore». Piero De Santis, titolare del ristorante Il Gambero di Porto Sant’Elpidio e rappresentante dei ristoratori in Confartigianato Fermo dice che la serata di martedì «è stata l’occasione per confrontarci e analizzare la situazione. L’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari mettono in difficoltà la nostra categoria. Prima c’è stato il virus poi la guerra. Le famiglie non escono e non spendono per andare al ristorante . Lavoriamo un po’ il sabato e la domenica ma gli alberghi sono quasi chiusi e le presenze sono ridotte all’osso».
Il futuro
Cosa fare, dunque, per aiutare una delle categorie più penalizzate dalla pandemia (e non solo)? «Chiediamo - chiosa De Santis - un confronto con tutte le categorie: cuochi, ristoratori, hotel, per definire un piano di rilancio che, guerra permettendo, speriamo ci faccia ricominciare a lavorare almeno da Pasqua in poi». Anche De Santis parla della carenza di personale specializzato: «È sconcertante! Dobbiamo aprire un tavolo costruttivo con le scuole alberghiere per avviare percorsi formativi che riportino gli alunni a fare pratica nelle aziende».
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Corriere Adriatico