Fermo, Nunzio Nunzi muore tre mesi dopo l'incidente: disposta l'autopsia

Fermo, Nunzio Nunzi muore tre mesi dopo l'incidente: disposta l'autopsia
FERMO - Sarà l’autopsia a chiarire le cause della morte di Nunzio Nunzi. L’anziano era stato investito durante i primi dello scorso mese di gennaio in viale...

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FERMO - Sarà l’autopsia a chiarire le cause della morte di Nunzio Nunzi. L’anziano era stato investito durante i primi dello scorso mese di gennaio in viale Trento, nei pressi dello stadio. Il volo di diversi metri, i traumi gravissimi, il ricovero, il peggio che sembra inevitabile. Poi, la tempra di chi è abituato a combattere che ha la meglio. E il 79enne pian piano migliora.

Da qualche tempo era ricoverato al Santo Stefano di Porto Potenza per la riabilitazione. Lunedì mattina, la morte improvvisa. Su cui adesso la magistratura vuole vedere chiaro. Per capire se e quanto l’incidente in cui è rimasto coinvolto possa essere legato al decesso. Per questo, i funerali sono stati rinviati, in attesa dell’esito dell’autopsia. La notizia della morte di Nunzi si è sparsa in città a macchia d’olio. Nel giro di poco ore, in piazza, le voci si rincorrevano. Unanime il cordoglio di chi lo conosceva.
 
L’uomo era infatti molto stimato. Repubblicano della prima ora, aveva militato nel partito insieme all’avvocato Emiliani e al senatore Ermelli Cupelli, quando la sede del Pri era sotto piazza. Una passione, quella per la politica, che l’ha accompagnato per tutta la vita. Pungolo e motore di tante battaglie. «Era affabile, generoso e solare. Aveva una bella testa e sapeva tante cose. Pensava più al prossimo che a se stesso. È in questo senso che ha sempre inteso il suo impegno politico, che ha avuto fin da ragazzo, quando ancora andava a scuola. Un percorso intrapreso non per ambizione personale, ma per portare avanti le idee in cui credeva. Come tutti aveva i suoi difetti, ma era un buon cittadino», lo ricorda la sorella Maria. La famiglia (Nunzi aveva due figli), il lavoro in banca e l’amore per le passeggiate all’aperto. Negli ultimi anni era facile incontrarlo in giro per la sua Fermo, da cui non si è mai allontanato.
La passeggiata

Un’abitudine, quella della camminata giornaliera, che non aveva perso con il tempo. Il giorno dell’incidente era partito da casa e stava percorrendo viale Trento. Era un pomeriggio di inizio gennaio. Il tratto dove stava passando, poco illuminato. L’impatto con l’auto che l’ha investito è stato violento. La speranza di mettersi alle spalle l’incidente e le sue conseguenze si è spenta l’altro ieri. Ora Fermo aspetta di sapere quando potrà dare l’ultimo saluto a uno dei suoi illustri cittadini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico