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FERMO - La Lipu continua la protesta sul Jova Beach Party di agosto chiamando in causa Agenda 2030 che detta i pilastri dello sviluppo sostenibile con il principio delle tre sostenibilità: economica, sociale e ambientale.
Alla luce di questo principio, «proviamo - rimarca l’associazione - a valutare il Jova Beach Party in questi ambiti. Economico: quanto guadagnano alberghi, ristoranti e negozi grazie alla permanenza di 60-70mila persone nei due giorni? Gli spettatori possono acquistare sia bevande che snack all’interno del parco evento, e fra l’altro l’enorme quantità di acqua, bibite e di panini e sandwich venduti costituisce un’ulteriore fonte di guadagno per gli organizzatori.
«È ovvio che non si prendono dal territorio ma girano col tour. Forse possono partecipare i giovani che aiutano a governare la folla e raccogliere i rifiuti. A questi ragazzi nel 2019 furono dati in cambio il diritto di entrare al concerto, un buono per acqua e panino, dei gadget come maglietta e cappellino e addirittura l’assicurazione per danni personali e a terzi. Che lusso! Risposta al secondo quesito: coinvolgimento sociale prossimo allo zero. Ambientale: e qui vengono le dolenti note. Molto è stato detto sulla distruzione che questo evento comporterà al progetto di ricostruzione della duna costiera e dell’habitat del fratino e di altre specie. Vorremmo piuttosto evidenziare la campagna di disinformazione cui stiamo assistendo, di Jovanotti e degli organizzatori, di prevedere la raccolta delle plastiche sulle spiagge. Detta così sembra una cosa positiva. Ma immaginiamo se un turista straniero buttasse una bottiglietta di plastica in piazza della Signoria a Firenze: gli altri turisti lo rimprovererebbero, i vigili urbani sopraggiungerebbero a fargli una multa. Ora sostituite piazza della Signoria con un’area costiera ambientalmente delicata e e moltiplicate il turista per 70mila spettatori che ballano per due giorni. Fanno più di 200mila bottigliette di plastica. E sembra che le vogliano raccogliere “dopo”. In pratica Jovanotti vuole far passare come una grande operazione ecologica quello che è né più né meno che il suo dovere».
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Corriere Adriatico