FERMO - La Lipu continua la protesta sul Jova Beach Party di agosto chiamando in causa Agenda 2030 che detta i pilastri dello sviluppo sostenibile con il principio delle tre sostenibilità: economica, sociale e ambientale.
Alla luce di questo principio, «proviamo - rimarca l’associazione - a valutare il Jova Beach Party in questi ambiti. Economico: quanto guadagnano alberghi, ristoranti e negozi grazie alla permanenza di 60-70mila persone nei due giorni? Gli spettatori possono acquistare sia bevande che snack all’interno del parco evento, e fra l’altro l’enorme quantità di acqua, bibite e di panini e sandwich venduti costituisce un’ulteriore fonte di guadagno per gli organizzatori. Gli spettatori stanno lì dalle 14 alle 2 di notte, pensate che escano per bere o mangiare? Aggiungiamo almeno 20 euro a testa oltre al biglietto d’ingresso? Quale parte di questo giro va nelle tasche degli esercenti fermani? Se ci va l’1% è troppo. Se poi vogliamo guardare agli alberghi, vediamo che il pubblico ha un potenziale bacino di utenza di 170 km a sud e 120 km a nord, essendo in competizione con Barletta e Marina di Ravenna, cioè niente che non si copra con un’ora e mezza di auto. Quanti dormiranno a Fermo? Risposta al primo quesito: coinvolgimento economico locale prossimo allo zero. Sociale: possiamo escludere tutte le maestranze tecniche o artistiche».
«È ovvio che non si prendono dal territorio ma girano col tour.