Fermo, contestati i lavori sul fiume Strada distrutta e casolare isolato

Fermo, contestati i lavori sul fiume Strada distrutta e casolare isolato
FERMO - Restare isolati dal resto del mondo per colpo di due calamità: il maltempo e la politica. È l’incredibile storia capitata ai proprietari di un casolare...

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FERMO - Restare isolati dal resto del mondo per colpo di due calamità: il maltempo e la politica. È l’incredibile storia capitata ai proprietari di un casolare a Monterosato di Fermo, segnalata dell’ex sindaco Saturnino Di Ruscio che, rifacendosi alle parole di Don Sturzo, ricorda che «la politica dovrebbe servire e non servirsi». Almeno a parole. Sul caso è partito un esposto con tanto di relazione tecnica peritale e richiesta di lavori urgenti a Regione, Provincia, Comune e Consorzio di bonifica.


Il problema riguarda i proprietari di un immobile (con fabbricato e corte) «reso inaccessibile - racconta Di Ruscio - perché le due strade d’accesso sono state sono state “divorate” dal fiume Ete Vivo a causa delle calamità. Utilizziamo il plurale perché le calamità sono di due tipi: quelle naturali e quelle provocate dall’azione umana. In questo caso le seconde hanno avuto un ruolo determinante. Pertanto, nonostante le tasse e le imposte vengano pagate regolarmente, i proprietari non possono utilizzare il bene.

Le due strade attraversano terreni non di loro proprietà e loro non possono continuare a spendere denaro per opere che vengono periodicamente distrutte dopo ogni pioggia. Occorre ricostituire gli argini del fiume e rinforzarli. Ma, a eccezione del presidente della Provincia che, pur interessandosi della vicenda, ha correttamente rilevato la competenza del Genio civile, quindi della Regione, nessun’altra istituzione ha dato segni di vita. I proprietari sono “stritolati” tra la burocrazia, il fiume e i confinanti».


In sostanza i lavori effettuati sull’argine per eliminare la vegetazione hanno fatto impazzire il fiume, con la strada che compare e scompare a seconda del tempo e il vicino che non può accollarsi i lavori né per sistemare gli argini del fiume né per creare un’altra strada. Stesso problema dall’eventuale ulteriore accesso, con la strada che sbuca sul ponte della Valdete ormai a picco sul fiume, e quindi impraticabile, Ora, in questi giorni di siccità, sarebbe il caso di intervenire e risolvere la questione. Si parla di 15 giorni, altrimenti si andrà dall’avvocato. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico