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Per Marzialetti le questioni da affrontare sono la Zes e l’area di crisi complessa, che sono «irrinunciabili, visto che le Marche sono considerate “in transizione” e che il distretto del cappello ricade nel cratere sismico». A questo si lega anche la decontribuzione del 30% sui costi del lavoro, come già avviene per le aziende del Mezzogiorno. «L’abbiamo chiesta invano e ripetutamente e non è più rinviabile» rileva l’imprenditore, che punta il dito anche sulla «implementazione dei sistemi di trasporto viario, ferroviario ed aeroportuale, carenti sotto tutti i punti di vista».
La manodopera sparita
E soprattutto «il persistente problema della scarsità di manodopera specializzata». L’imprenditore punta sulla formazione e sulla collaborazione con gli istituti tecnici e professionali e le università. Mentre giudica «imprescindibile la formazione continua “On The Job” da svolgere all’interno delle imprese e da finanziarie attraverso il Fondo Sociale Europeo e il Pnrr, per poter «arginare e ribaltare questa tendenza che rischierebbe di far scomparire a breve interi comparti e distretti produttivi, incluso quello del cappello».
Marzialetti ha diffuso anche l’andamento del settore del cappello nel primo trimestre 2023 a livello nazionale. L’export è salito del 10,8% rispetto all’analogo periodo di un anno fa. Francia, Svizzera e Germania sono i primi tre mercati di destinazione, con la prima che guadagna il 40% mentre la seconda lo perde. Bene l’Asia con Giappone e Corea in grande crescita. Anche le importazioni salgono e con maggiore intensità dell’export: +22,2%. Quasi un terzo dell’import arriva dalla Cina, il cui valore importato è in linea con il primo trimestre 2022.«Resta ancora forte per noi la preoccupazione e l’incertezza derivanti dalle rinnovate sanzioni e restrizioni dovute al conflitto bellico» conclude Paolo Marzialetti. Insomma, un bilancio completo di un settore fortemente caratterizzante per il Fermano. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico