Fermo, il viaggio all'inferno di Ugo lungo 57 giorni: «Che sollievo i due tamponi negativi»

Fermo, il viaggio all'inferno di Ugo lungo 57 giorni: «Che sollievo i due tamponi negativi»
MONTEGRANARO - Ancora una storia a lieto fine, per una nuova guarigione dal Coronavirus. Tra le vicende da felice epilogo in piena pandemia è possibile annoverare anche...

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MONTEGRANARO - Ancora una storia a lieto fine, per una nuova guarigione dal Coronavirus. Tra le vicende da felice epilogo in piena pandemia è possibile annoverare anche quella di Ugo Strappa, 68 anni, pensionato ed ex operaio calzaturiero. Dal 10 marzo il veregrense, esponente di una famiglia ben nota a Montegranaro, è vissuto nel limbo delle incertezze per 57 lunghissimi giorni, fino alla tanto auspicata fine dell’incubo.


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Strappa, dai numeri che hanno caratterizzato il suo caso alle prime emozioni post guarigione: come si sente oggi?
«Sono ritornato alla vita. Ho temuto di non farcela, la febbre è stata alta per giorni e giorni, alla stessa stregua la tosse non si placava, anzi. Era metà marzo, vivevamo i fragorosi picchi della malattia in tutta Italia, e le notizie che mi arrivavano dai media non erano affatto rassicuranti. Ad ogni telegiornale i malati e i morti aumentavano, ed è facile intuire il mio stato d’animo di quei frangenti, nelle condizioni precarie in cui versavo».
 
Al manifestarsi dei primi sintomi la corsa all’ospedale, poi cosa è successo?
«Già prima della diagnosi dei medici sentivo di essere affetto dal Covid 19. I segnali c’erano tutti e la certezza è arrivata presto, sia con l’esito del primo tampone che dalla lettura della lastra. Considerando inoltre che i contagiati dal virus giunti in quel maledetto giorno al pronto soccorso fermano erano davvero tanti, e visto che c’erano persone purtroppo messe peggio di me, i medici mi hanno rimandato a casa per mancanza di posti letto specifici, anche se necessitavo di assistenza».

Dunque ha preso il toro per le corna tra le mura domestiche, come si è sviluppata la malattia?
«Febbre tra i 38,5 ed i 39 gradi e tosse grassa l’hanno fatta presto da padrone, ma io replicavo con la somministrazione di ossigeno e antibiotici, seguendo cioè le prescrizioni mediche ricevute dal personale sanitario che, grazie all’ausilio in remoto di mia figlia, aveva pressoché quotidianamente monitorata la situazione. Al mio fianco c’è stata sempre, e c’è tuttora, mia moglie. Anche lei è stata male, ma dopo pochi giorni di febbre è tornata subito in forze, per sua fortuna cioè non è caduta nel baratro come me».

Poi il quadro clinico è migliorato fino alla definitiva guarigione, quando i primi spiragli verso il sereno?

«Diciamo che tutto, principio e fine, si è mosso nell’orbita del saturimetro. I primi valori negativi a livello di ossigenazione sanguigna hanno indirettamente decretato l’inizio del tunnel, di contro però, allo scemare di tosse e febbre è stato lo stesso strumento che, attaccato al dito, ha iniziato a sorridermi. Quel momento ha segnato l’ulteriore punto di svolta, certificata in via inequivocabile con la canonica e dovuta prassi. In tutto ho fatto 5 tamponi: il primo già citato ha evidenziato la malattia, poi nei giorni scorsi eccone altri due, con il primo negativo ed il secondo dall’esito incerto. Infine una nuova coppia di test, fortunatamente entrambi a riportare la parolina magica per un doppio negativo». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico