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FERMO - In Confindustria Centro Adriatico continuano ad arrivare da Fermo le lettere di revoca firmate dagli imprenditori, in prevalenza calzaturieri. L’altro versante dei rapporti forse ormai insanabili tra Fermo e Ascoli Piceno dopo l’espulsione di Luciani e Santori è l’approfondito esame di verbali, atti, documenti e votazioni dell’associazione al fine di trovare anche il più piccolo cavillo, di natura formale, per cercare di cogliere in castagna il rivale e delegittimare o invalidare le sedute, e quindi le decisioni, degli organi dell’associazione.
Si è aperta una guerra a tutto campo che potrebbe avere degli strascichi anche a livello legale e personale.
Il dossier
Persone informate sulla questione riferiscono di lettere di studi legali già arrivate da qualche settimana, il che non depone a favore di una sempre più difficile riappacificazione. Tra Ancona e Pesaro l’unione è durata qualche anno e la strada intrapresa da Fermo e Ascoli sembra, almeno per il momento, ricalcare l’esperienza di Confindustria Marche Nord.
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Ieri Graziano Mazza di Premiata si è fatto portavoce del malcontento fermano, spiegando le motivazioni che lo hanno portato a revocare l’iscrizione della sua azienda a Confindustria Centro Adriatico. Oggi è la volta del suo compaesano Maurizio Vecchiola, presidente e amministratore delegato di Finproject ed ex presidente della Fermana Calcio, perorare la causa contraria. «Piuttosto di riesumare organizzazioni nate oltre 30 anni fa e che rappresenterebbero principalmente un unico settore con logiche datate ed esiguo numero di associati, sarebbe consigliabile trovare un candidato forte di espressione fermana per succedere alla presidenza Mariani. Mancano solo pochi mesi alla votazione del prossimo presidente di Confindustria Centro Adriatico» afferma Vecchiola.
La votazione
«Le posizioni esternate da alcuni colleghi fermani sono legittime solo se gli stessi imprenditori hanno cambiato idea e non condividono più le regole del gioco, o meglio le regole di quello Statuto che loro stessi hanno condiviso e votato nel 2017» al momento della fusione. «Nel rispetto di tale statuto – prosegue l’imprenditore veregrense - il consiglio generale dell’associazione si è espresso democraticamente e quindi quanto riportato da alcuni colleghi in merito all’avvenuta espulsione di due associati come atto d’impeto da parte del presidente Mariani non è puntuale. Alla base vi sono delle motivazioni che hanno evidentemente spinto la maggior parte della base associativa ad esprimersi in quel senso. Ritengo che la rappresentanza imprenditoriale di tutto il territorio Piceno Fermano debba essere il pilastro fondante sul quale si regge un organismo come Confindustria Centro Adriatico». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico