Elica, 400 esuberi, chiude uno stabilimento e potenzia in Polonia. Ecco cosa prevede il piano dell'azienda

Quattrocento esuberi e chiusura del sito di Cerreto d'Esi: ecco il duro piano di riorganizzazione di Elica
FABRIANO  - Un piano con tanti tagli per una delle maggiori realtà marchigiane: 400 esuberi su un totale di seicento dipendenti e la chiusura...

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FABRIANO  - Un piano con tanti tagli per una delle maggiori realtà marchigiane: 400 esuberi su un totale di seicento dipendenti e la chiusura dello stabilimento di Cerreto d'Esi, questo il punto centrale della riorganizzazione di Elica spa, la multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, quotata in Borsa nel segmento Star che è stata comunicata oggi alle rappresentanze sindacali di Fim-Fiom-Uilm.

Nel dettaglio la riorganizzazione, in linea con il piano industriale 2021-2023, «prevede per l'area Cooking Italia la trasformazione del sito produttivo di Mergo nell'hub alto di gamma, il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l'integrazione nel plant di Mergo dell'attività del sito di Cerreto.

Tale riorganizzazione, «che terrà conto delle attuali normative sul blocco dei licenziamenti nel settore manifatturiero, prevede un impatto occupazionale complessivo di circa 400 persone negli stabilimenti di Mergo e Cerreto». «Questa dolorosa scelta servirà a salvaguardare la strategicità e la centralità dei siti di Fabriano e di Mergo e
consentirà di mantenere il cuore e la testa del Gruppo nelle Marche», commenta la nota ufficiale dell'azienda, in cui si evidenzia che «difficile decisione si è resa necessaria poiché l'andamento profondamente negativo dell'entity italiana compromette la competitività sul mercato dei prodotti del Gruppo e quindi la sopravvivenza dello stesso».

Elica, a partire dal 2016, ha investito in Italia circa 45 milioni di euro nella divisione Cooking registrando una perdita operativa complessiva  di 21,5 milioni di euro solo negli ultimi cinque anni . «Nemmeno il costante ricorso all'ammortizzatore sociale e la sottoscrizione di importanti accordi condivisi con le organizzazioni sindacali sono riusciti a mitigare questa scelta - spiega l'azienda -. Tale situazione impone quindi l'improcrastinabile decisione di riorganizzare l'area Cooking Italia, rivedendo il suo footprint industriale, condizione necessaria a salvaguardare il futuro del Gruppo».

L'azienda si impegna a gestire l'impatto occupazionale «mediante l'analisi di tutte le soluzioni sociali e gli strumenti disponibili che saranno definiti, auspicabilmente, di concerto con le organizzazioni sindacali, le parti sociali e gli organi istituzionali».

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Corriere Adriatico