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L’odierna giornata internazionale della famiglia richiama la coscienza individuale e collettiva alla consapevolezza di una “missione tradita”. Nel 1994 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, proponendosi di diffondere una maggiore coscienza, a livello globale, in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie nel mondo, proclamava questa giornata, dedicandola al “fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. Oggi, nelle tenebre della pandemia e della guerra, è più che mai la “chiesa domestica” a guidare e sorreggere l’umanità affranta e minacciata nella sua dignità e sopravvivenza. La duplice crisi sociale ed economica provocata dal Covid e dai fragori bellici nel cuore dell’Europa trova nella famiglia un eroico e misconosciuto argine valoriale e solidale. Tra le mura domestiche la civiltà tenta in ogni modo di resistere alla barbarie dello “spirito di Caino” e alla “globalizzazione dell’indifferenza”. Alla salvaguardia dei nuclei familiari sulle cui spalle vengono caricati tutti i pesi della società, Papa Francesco dedica parte fondamentale del suo magistero. «Ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo», insegna il Pontefice. Eppure “la famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata”. Ne scaturisce il continuo appello papale a “riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia”. Perché “essere famiglia oggi è indispensabile per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”, sottolinea il Pontefice. Parole applaudite, ma ben poco ascoltate dai governanti di ogni colore politico e nazionalità. Anche in Italia, culla del cattolicesimo, l’ipocrisia di circostanza avvolge di ricorrenti attestazioni di ammirazione e stima l’istituto familiare poi in concreto abbandonato alle sue necessità e sofferenze quando si tratta di ripartire fondi comunitari o regionali per il supporto alla maternità, l’aiuto alla disabilità e i servizi all’infanzia e alla terza età. La Costituzione italiana “riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Però, di fatto, nell’assegnazione di risorse e sostegni viene sistematicamente messo in secondo piano l’indispensabile ruolo familiare nel soccorso ai fragili e nella decisiva missione educativa e assistenziale. La centralità della vita dal concepimento al suo termine naturale si fonda sulla famiglia. Una vocazione al contempo civile e religiosa. La famiglia, infatti, è cellula costitutiva della comunità e ponte fra Chiesa e mondo. Attraverso la pastorale familiare la missione ecclesiale non si ferma all’autoreferenzialità, bensì è spronata a raccordare Cristo, da cui tutto essa riceve ed a cui tutto deve, con l’umanità cui il Vangelo è destinato.
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
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Corriere Adriatico