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Con la Domenica delle Palme inizia per i cristiani la Settimana Santa. È il terreno ideale per riscoprirsi comunità e valorizzare i talenti che ognuno di noi ha ricevuto in dono: condividerli è il miglior modo per celebrare insieme la festa della Resurrezione. Ciascuno e tutti abbiamo la possibilità di riscoprirci unici e necessari per la crescita individuale e collettiva della nostra società. Mai quanto adesso c’è urgenza di stringerci attorno a progetti e iniziative che possano rendere riconoscibile l’identità della nostra fede e del nostro essere parte di una stessa unità. Nessuna persona è un’isola, ogni aiuto è prezioso perché contribuisce alla crescita della società e al miglioramento delle capacità di ciascuno. Tutto ciò troverà nella Via Crucis del Venerdì Santo la sua massima espressione unitamente al triduo pasquale che inizia con la Messa Crismale del Giovedì Santo dove i sacerdoti rinnovano le promesse fatte nel giorno dell’Ordinazione Presbiterale e il Vescovo consacra i nuovi oli santi. Ritornare a partecipare alla vita liturgica della Chiesa significa condividere il percorso che dal Golgota, passando per il silenzio del Sepolcro, conduce alla luce della rinascita Pasquale. In questo ultimo mese la solidarietà espressa anche dal popolo marchigiano verso i profughi ucraini è l’ideale completamento dell’impegno generoso e partecipe sempre testimoniato da questa terra così generosa. Sono fondamentali questi segni di fraternità e di vicinanza alle sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle duramente provati dall’orrore della guerra. La Pasqua ormai alle porte ci insegna che non devono esistere motivi per continuare a dividersi, perché tutto è perso con la guerra, tutto può risorgere con la pace. Grande è l’esempio del nostro pontefice. Papa Francesco porta sul calvario contemporaneo le tante tragedie che segnano la quotidianità nel terzo millennio globalizzato. Dalla pandemia alla “guerra sacrilega” combattuta in Ucraina tra due popoli cristiani. Dalle violenze terroristiche che seminano morte e distruzione profanando il nome delle religioni ai conflitti della terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Ne deriva l’appello papale alla pace e alla riconciliazione nel riconoscimento dell’intrinseco legame che accomuna tutti i popoli della terra. Rendendo, come indicato nell’enciclica Laudato si’, l’unità superiore al conflitto. L’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano due aspetti della medesima realtà, perciò l’autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi secondo Francesco dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute. Bontà e misericordia sono due aspetti della stessa realtà: si tratta di vedere le modalità con cui si declina ora un aspetto ora l’altro. Esattamente sessant’anni fa Giovanni XXIII contribuì a scongiurare la catastrofe nucleare nella crisi missilistica di Cuba.
*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Corriere Adriatico