La notte che scende nel cuore e i complotti delle minoranze

La notte che scende nel cuore e i complotti delle minoranze
La battaglia contro il Covid purtroppo non è ancora terminata. Anzi, si registra una recrudescenza della malattia in diverse zone del mondo, in particolare in Europa,...

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La battaglia contro il Covid purtroppo non è ancora terminata. Anzi, si registra una recrudescenza della malattia in diverse zone del mondo, in particolare in Europa, nonostante le misure finora adottate. Le impervie e dolorose vie della pandemia hanno condotto le fasce più vulnerabili della popolazione verso una condizione di abbandono sempre più estremo. Ma la vita, pur nella sua precarietà, non può perdere mai il suo valore e la sua dignità in quanto ogni individuo, fatto a somiglianza e, allo stesso tempo, voluto e amato da Dio, è importante e necessario. Invece, nell’emergenza Covid, è cresciuto a dismisura il numero delle persone fragili abbandonate a se stesse, quelle ritenute un problema, degne soltanto di rassegnazione, pietismo e fagocitate spesso dalla cultura dello scarto.

Sono gli “invisibili” di una società utilitaristica, sprezzante, incurante del bisognoso, del malato. Da questa situazione scaturisce il quadro di una realtà impoverita, ripiegata cinicamente sul proprio “particulare” e tristemente ammantata di indifferenza. E nella zona grigia dell’abbandono rientrano i ragazzi che trascorrono le loro giornate inchiodati agli schermi dei loro smartphone, i disabili senza aiuto, gli anziani privati nelle Rsa di quelle visite che davano senso alla loro vita. Si è drammaticamente estesa una fascia della sofferenza e del disagio che va dagli ospizi blindati per abbassare il rischio dei contagi alle ambulanze in cui sono entrati malati che non ne sono più usciti. Il messaggio dei vescovi italiani per la Giornata della Vita sottolinea la gravità del periodo che stiamo vivendo: «Al di là di ogni illusione di onnipotenza e autosufficienza, la pandemia ha messo in luce numerose fragilità a livello personale, comunitario e sociale.

Non si è trattato quasi mai di fenomeni nuovi; ne emerge però con rinnovata consapevolezza l’evidenza che la vita ha bisogno di essere custodita. Abbiamo capito che nessuno può bastare a se stesso». Una società veramente umana e solidale segue il passo del cieco, dello zoppo, della donna incinta e della partoriente e dovrebbe assicurare il debito sostegno alle persone sole e alle famiglie in difficoltà. La Conferenza Episcopale Italiana mette in guardia dalle «manifestazioni di egoismo, indifferenza e irresponsabilità» nelle quali trovano espressione i complottismi di minoranze accanitamente contrarie a qualunque strategia o metodo anti-contagio, fosse anche un semplice tampone. La scienza è un «dono speciale che viene dallo Spirito Santo», ha ricordato Papa Francesco nel corso di un’udienza generale. Al contrario, «quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Il cuore diventa oscuro.

Presto si comincia a lamentarsi di tutto, poi ci si sente vittime di tutti e infine si fanno complotti su tutto. Lamentele, senso di vittima e complotti. È una catena». Con la costituzione dogmatica “Dei Filius” (1870) di Papa Pio IX già il Concilio Vaticano sottolineava che «non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio, che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero».

E la costituzione pastorale “Gaudium et spes” (1965) promulgata da Paolo VI benedice la figura dello scienziato: «Chi scandaglia i segreti della realtà viene come condotto dalla mano di Dio». L’uomo, lungi dal lasciarsi governare dalla superbia e dal delirio di onnipotenza, dovrebbe rivolgere più spesso il suo sguardo di creatura al Signore ringraziandolo per tutti i doni che Lui ha elargito. Al contempo, l’essere umano è chiamato a operare perché il mondo conosca la potenza senza limiti dell’amore di Dio e se ne fa portatore per donare questa sorgente viva e rigenerante agli altri, soprattutto ai malati e agli “ultimi”. Proprio per questo bisogna avere il coraggio di proporre un nuovo tipo di società che ispiri a compiere il bene e non si arrenda mai al male, testimoniando alle nuove generazioni che un mondo migliore è concretamente realizzabile.

 

* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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Corriere Adriatico