Prepararsi alla vera sfida quando inizierà la ripresa

Prepararsi alla vera sfida quando inizierà la ripresa
La scorsa settimana l’Ocse ha pubblicato uno studio sulle politiche messe in atto dalle regioni italiane verso le piccole e medie imprese per fronteggiare la crisi prodotta...

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La scorsa settimana l’Ocse ha pubblicato uno studio sulle politiche messe in atto dalle regioni italiane verso le piccole e medie imprese per fronteggiare la crisi prodotta dalla pandemia globale da Covid-19. L’interesse dell’Ocse per le politiche messe in atto dalle regioni italiane nasce da diverse ragioni. La prima è che l’Italia è stata fra i primi paesi colpiti per cui la sua esperienza può essere utile agli altri. La seconda ragione è data dalla rilevanza delle piccole e medie imprese nel nostro paese e dal fatto che molte competenze di politica industriale fanno capo alle regioni. Sullo sfondo vi sono altre due motivazioni.


La prima è che le piccole e medie imprese saranno il segmento maggiormente colpito dalla crisi; per questo è importante capire quali strategie possono risultare maggiormente efficaci per il loro sostegno. La seconda è che questa crisi accentuerà le disparità territoriali. Non solo, come è ormai ovvio, fra i paesi della Ue (e l’Italia non sarà fra quelli che si avvantaggeranno) ma anche fra le regioni all’interno dello stesso paese. Per questo assumono particolare rilevanza le politiche che ogni regione sarà in grado di mettere in atto. A questo proposito lo studio dell’Ocse ricorda che le Marche, regione a forte vocazione manifatturiera, presentava la percentuale più alta di lavoratori colpiti dalla sospensione delle attività decisa del decreto ministeriale del 25 marzo 2020: il 43% contro una media italiana del 35%.

Tutte le regioni italiane hanno messo in atto un mix di interventi che vanno dalla semplificazione delle procedure agli sgravi fiscali, all’accesso al credito. La fonte principale dei finanziamenti è costituita dall’utilizzo dei fondi strutturali europei. Questo spiega un paradosso; dei circa 1,3 miliardi di euro di spesa censiti dallo studio dell’Ocse la gran parte è stata spesa nelle regioni meridionali, che sono le principali beneficiarie dei fondi strutturali europei, mentre la gran parte delle piccole e medie imprese è localizzata nelle regioni del centro-nord. L’Ocse rileva che la maggioranza delle misure ha riguardato la semplificazione delle procedure e la proroga per adempimenti legali mentre meno utilizzate sono risultate le misure tendenti a introdurre sgravi fiscali. Si conferma, quindi, anche a livello regionale la scarsa tempestività a fornire liquidità alle imprese con il conseguente aumento delle situazioni di crisi e della probabilità di chiusura. L’Ocse nota come sia ancora presto per valutare gli effetti di queste misure ma segnala un vizio tipico dei provvedimenti di politica industriale del nostro paese: il fatto che non sono quasi mai specificati ex-ante i risultati attesi dei provvedimenti messi in atto.

Per questa ragione è difficile capire ex-post se sono state efficaci. In genere si considera un successo il semplice fatto di aver speso le risorse. Fra le poche misure per le quali sono disponibili i dati di consuntivo vi sono le erogazioni per la cassa integrazione in deroga a sostegno dei lavoratori temporaneamente inoccupati, la cui applicazione è stata estesa anche alle micro-imprese. Le risorse in questo caso provengono dal bilancio nazionale e sono erogate dalle Regioni in accordo con l’Inps.

Sulla base dei dati disponibili a fine aprile, le Marche risultavano, in relazione alla popolazione, la regione con il maggior numero di domande e beneficiari che già avevano ricevuto le erogazioni; superando di gran lunga Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Vista la quota elevata di lavoratori interessati dal blocco delle attività, questo dato è un importante segnale per la tenuta del sistema produttivo regionale. Occorre però essere consapevoli che la vera sfida per le regioni comincerà con la ripresa, quando allo shock da offerta si sostituirà quello da domanda e il sistema produttivo sarà chiamato ad un eccezionale processo di ristrutturazione e diversificazione. La Regione Marche aveva già definito un articolato programma di politica industriale finalizzato alla rivoluzione digitale e all’economia circolare. Occorrerà insistere in quella direzione investendo con decisione sull’innovazione e resistendo alla tentazione di utilizzare le risorse solo per l’assistenza.


*Docente di Economia dell’Università Politecnica delle Marche Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico