Macerata, funghi che passione: così il vivaio abbandonato si trasforma in una serra

Macerata, funghi che passione: così il vivaio abbandonato si trasforma in una serra
MACERATA - Il marchigiano adora i funghi. Va per monti e valli per trovare porcini, spignoli, mazze di tamburo e galletti: compra freschi, in vaschette, i...

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MACERATA - Il marchigiano adora i funghi. Va per monti e valli per trovare porcini, spignoli, mazze di tamburo e galletti: compra freschi, in vaschette, i “coltivabili” come il prataiolo o “champignon de Paris”, l’orecchietta, il cardoncello, il pioppino e la cornucopia. Se non ci fosse l’azienda agricola Lavermicocca a Contrada Pieve di Macerata, il settore del fungo coltivato sarebbe del tutto inesistente nelle Marche nonostante vanti numeri interessanti.


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È la prima in Italia ad avere una certificazione di produzione integrata e il controllo di tutte le fasi della filiera: dalla produzione (tramite aziende agricole proprie) alla lavorazione del prodotto e dal confezionamento alla distribuzione. Un’esperienza nata lustri fa che non ha contaminato le Marche del Nord. «Non solo richiede molti soldi – spiega Giovanni Lavermicocca – ma si entra in una produzione, quella del prataiolo, dove ci sono tanti competitor, i prezzi sono bassi mentre conviene operare in quell’8% del mercato riservato al consumo di gelone ma anche del cardoncello, del pioppino e della cornucopia». Ed è proprio in quel tipo di coltivazione, che i due fratelli quarantenni Antonio e Giovanni Lavermicocca stanno operando. Quello del “Pleurotes ostreatus”. Nati a Bari, sono 20 anni che vivono nella città dello sferisterio e dopo una parentesi lavorativa in varie industrie del comprensorio, hanno reagito allo spettro della disoccupazione e colto l’opportunità di ritornare al loro primo amore, la coltivazione dei funghi. «Ho visto una serra dedicata al vivaismo abbandonata – spiega Giovanni – e con mio fratello ci abbiamo investito i nostri risparmi l’anno scorso. Era troppo rischioso coltivare i funghi cardoncelli considerata la poca resa; mentre i pioppini sono funghi di nicchia in un settore già di nicchia».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico